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e di Soldati Italiani. 161

terane. Sulla sinistra erano schierati gl’Italiani, tra’ quali quattro di Napoli co’ Colonnelli D. Marzio Origlia, D. Camillo di Dura, D. Andrea Copola, e D. Antonio Guindazzo, ed uno di Milanesi col Marchese di Gazino. La battaglia durò incerta per più ore. L’una, e l’altra Cavalleria si diportarono egregiamente; finchè i Fanti Spagnuoli, gente raccolta di fresco, furono i primi ad essere sbaragliati. Gl’Italiani tennero fermi per un pezzo; e quando abbandonati dagli altri, dovettero dar addietro, praticarono con decoro la ritirata senza mai gettare le armi, spesso facendo alto, e riordinandosi, massime quelli dell’Origlia, e del Dura; finchè molti di loro furono in sicuro. Per la diligenza dello stesso Origlia non poche milizie disperse si raccolsero sotto le bandiere Austriache1. Con una mercede di cinquecento scudi il Re Cattolico ricompensò il di lui valore, mostrato nel fatto d’armi. Essendo Valenza d’Alcantara assediata da’ Portoghesi, D. Fabrizio de Rossi co’ suoi Napolitani di presidio fu collocato nel posto più debole, assalito dagl’Inglesi Ausiliarij. La muraglia in cattivo stato per la vecchiezza senza terrapieni, e senza fianchi, battuta lungamente da sedici Cannoni, cadde ruinosa per parecchie braccia, e spalancò ampia breccia, sù cui gli aggressori piantarono l’alloggio, e più bandiere. D. Fabrizio li ributtò bravamente, ed acquistò le bandiere. Lavorò addietro un riparo di tavoloni, cassoni di pietre, e sacchi di lana, col favore del quale respinse più assalti, finchè fu ferito da due colpi. La brava resistenza ottenne al Presidio onorevole capitolazione2. Il General Portoghese volle vedere D. Fabrizio: si condolse delle ferite, e si rallegro della di lui prode difesa. D. Giovanni d’Austria gli mandò i suoi Chirurgi per curarlo, ed espresse la gran brama, di riaverlo sano. Poco dopo fu rimunerato con istipendio annuo di mille, e ducento ducati. La Cedola Reale, che assicurava la pensione, commemorava con lodi grandi il di lui zelo, e lunghi servigi militari, prestati da esso D. Fabrizio in Catalogna, in mare, nel Contado di Rossiglione, presa d’Olivenza, difesa d’Evora, per i quali lo inalzava a maggior dignità. Nell’esercizio della novella carica si trovò Egli alla battaglia di Villaviciosa.

L’Esercito del Re Cattolico, augumentato da truppe, ricavate dalle Provincie suddite, mutò Comandante; Ma non cangiò fortuna. Il Marchese di Caracena, dichiarato capo d’esse, s’accinse all’assedio di Villaviciosa. La condotta riuscì sregolata, ed infelice; a tal che gl’Istorici, non sapendo rinvenire la cagione, l’attribuiscono a certa fatalità, che alcune volte rovescia la mente umana, sconcerta i fantasmi, e rende la persona mezzo instupidita. Presa la Città, ed incamminato l’attacco del Castello, venne avviso, come l’armata Portoghe-

  1. P. Filamondo suddetto pag. 491.
  2. P. Filamondo suddetto pag. 219.