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204 Azioni di Generali

vendo inteso dalla fama gran cose del Barone, mostrò desiderio di vederlo. In fatti abboccatosi con lui, rimase tanto soddisfatto del di lui buon naturale, fina prudenza, e nobil modestia, che gli ottenne da Cesare la carica di Tenente Colonnello del proprio reggimento.

La munificenza dell’Augusto Signore infiammò vie più il zelo del Baron Michele, a servirlo costantemente senza risparmio del sangue, e della vita. Il Generale Scultz lo condusse all’attacco di Unguar. Protestò egli contra quell’impresa, giudicandola troppo pericolosa in tale stagione. Ciò non ostante volendola lo Scultz, ordinò egli in tutta sollecitudine, e buona regola gli avanzamenti; finchè colpito da grandissima moschettata attraverso il corpo, fu costretto a ritirarsi. Soli sei giorni volle perseverare in letto, per poter accorrere all’altro assedio di Nayasel. Nell’ultimo assalto, che si diede alla Fortezza, chiese d’essere scielto de’ primi. Il Marescial Caprara non volle accordarglielo, se prima non vestiva l’armatura sua, che gli prestò; giacchè negli altri assalti, memorati di sopra, mai aveva voluto assumere corazza. Egli fu tra’ più avanzati, che sforzarono l’ingresso nella Piazza. In avanti nel respingere una sortita era stato ferito da freccia sotto l’orecchio. Per allora non ne fece conto. Ma dopo qualche tempo comparsa l’enfiagione, si trovò ridotto a mal termine, per esser rimastra dentro parte del ferro colla punta rivoltata. Fu d’uopo tirargliela fuori con violenza, e con eccessivo di lui dolore. Egli però colla consueta sua generosità non si dolse; tutto che il Chirurgo lo esortasse a strillare per isfogo del gravissimo penare. Da Nayasel si trasferì sotto Eperies. Quivi pure una palla lo traversò dalla spina delle reni, e forse verso la spalla diritta. Subito gli fu tagliata fuori la palla, ed egli anche questa volta la scampò.

Nel secondo assedio di Buda rilevò tali, e tante ferite, che vi lasciò con somma gloria la vita1. La prima lo maltrattò in un piede, nel ripulsare che fece copiosissima sortita. Questa lo costrinse a farsi medicare in letto, e gl’impedì il presentarsi al primo assalto generale. Nel secondo volle intervenirvi. E perchè non poteva far passo da sè, si fece portare a basso della breccia. Ivi colla voce incoraggiva gli assalitori. Osservando poi, che per la violenza delle offese nemiche un battaglione Tedesco retrocedeva, egli più confidando nel vigore dell’animo, che nella possanza del corpo, si pose alla testa de’ soldati rampicandosi sull’erto della breccia. Spesso cadeva, e poi alzavasi. Non ostante il dolore della piaga rimise i Cristiani all’assalto, e vi durò, finchè fu percorso di nuovo nella coscia da palla di fucile. I Cesarei guadagnarono in questo

  1. P. Filamondo tomo 2 pag. 520, 521, 522.