Pagina:Anonimo - Azioni egregie operate in guerra.pdf/213

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e di Soldati Italiani. 203

vi operarono prodigj d’imperterrito valore. Ma i Nobili volontarj nell’aggredire si portarono all’eccesso, e giunsero alle mete più eccelse dell’umana generosità. La memoria di molte gesta è perita per mancanza di chi le registrasse. Altre non sono universalmente descritte con le circostanze stupende, che le accompagnarono. Mi fermerò, sù quanto da penna diligente trovo scritto del Baron Michele d’Asti Cavalier Romano, e Signor Napolitano per il Feudo d’Acerno, dominio della sua Casa, prossimo a Salerno1. Egli nelle guerre di Ungheria si diportò da Eroe, non inferiore a quanti ne abbia vantati l’antica Roma. Fu fratello dell’Eminentissimo Cardinale Marcello d’Asti, Porporato di eminenti virtù, che assai bene risplendono nella di lui vita, data alle stampe. Il Baron Michele di ventitre anni passò alla Guerra, prima in Fiandra, poi sul Reno negli eserciti Austriaci sotto il Duca di Lorena, che sin d’allora gli prese grande affezione, sembrando a quel Serenissimo di vedere trasfusi nel di lui cuore i spiriti dell’antica Prodezza Romana. Si trovò il Baron d’Asti in Vienna al tempo di quell’assedio, ove con soddisfazione, ed applaudimento universale diede saggi straordinarj tanto di prudente condotta, quanto d’imperterrito coraggio, prima nella difesa del Rivellino fuori della porta di Corte con replicate sortite, e col ributtare vigorosamente più volte gli aggressori, poi nel ribattere gli ostinati, e lunghi assalti, dati al Bastion Cobel, o Leonino, in cui danneggiò notabilissimamente li Turchi con una continua, e folta grandine di Moschettate ne’ fianchi e nelle spalle. Sciolto l’assedio, in cui era rimasto ferito, ed investita la Palanca di Barchan, egli fu de’ primi a superarla con viva forza. Nell’anno seguente, assediato Vicegrado, egli alla testa de’ Granatieri sormontò le muraglie; saltò nella Città gettando contra i difenditori un nembo di accese granate. Nel primo assedio di Buda, destinato Capo de’ Venturieri per la presa della Città bassa, entrò fra’ primi dentro la breccia, e se ne impossessò. Poi vedendo dietro ad essa i tagli, e i ripari degl’Infedeli, li sorprese, abbattette le palizzate, e s’inoltrò verso la porta del Danubio, ove attaccò nuova zuffa co’ Nemici. Secondato da’ Capitani, che gli tenevano dietro, incalzò i Presidiarj sino alla porta della Città alta. In questo fatto perirono da mille ducento Ottomani. Due altre volte si portò sulla breccia della Città alta, e vi fu ferito malamente nel braccio. Ciò non ostante, poco curando la piaga, volle stare per lo più in piedi, e in azione.

S. A. E. di Baviera, ammirando le prodezze del Baron d’Asti gli offerse un reggimento nelle sue truppe. Ma esso se ne scusò anche per consiglio del Generale Caprara, il quale scrisse, raccomandandolo al Marchese Grana allora Governatore de’ Paesi bassi. Il Marchese, a-

  1. P. Filamondo tomo 2 pag. 513, 515, 517.