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e di Soldati Italiani. 207

bare voci assordavano l’aria, invocando il loro falso Profeta, e con estrema disperazione mettevano avanti la vita. Lo Spinola faticò assaissimo a sostener la breccia da lui occupata contra i maggiori sforzi nemici. Secondato opportunamente da altri Uffiziali, conservò il posto. Estese per terra il Bassà. Egli però, tutto traforato da palle nemiche, vi lasciò generosamente la vita.

Espugnata quella reggia fu abbandonata al sacco delle milizie, che ne riportarono grossi bottini. ma il fuoco, non si sa come insorto, consumò molte ricchezze. Ne sarebbero perite anche di peggio, se il Conte Rodolfo Rabatta non fosse accorso con indefessa vigilanza, e sollecitudine, ad assicurare dalle fiamme alcuni magazzini di polvere, di granate, e di piombi con quantità di vettovaglie, e di sali. Dispensò doni generosi a’ Soldati, perchè l’ajutassero, come fecero, ad impedire, che il fuoco non s’inoltrasse a quella parte; e vi riuscì felicemente a grande utilità della economia Cesarea. La Chiesa principale di S. Stefano aveva sofferto poco. In essa furono rese all’Altissimo Signore grazie giubilanti, e strepitosissime da’ due Duchi, e dalla Generalità.

Presidiata Buda, si divisero le truppe Cristiane a nuovi acquisti. Un buon corpo d’esse s’incamminò all’oppugnazione di Seghedino, Piazza di grande importanza per il sito, in cui è fabbricata sulla sponda del Tibisco. A’ cinque d’Ottobre fu attorniata la Fortezza. Dieci giorno dopo s’intese, che si avvicinavano per soccorrerla sei mila Tartari. A combatterli fu spedito il Co. Federico Veterani Cavaliere d’Urbino con sei mila tra Tedeschi, ed Ungheri. Questi, tutta la notte movendosi in silenzio, e schierati ottimamente sull’alba i suoi Soldati, al nascer del sole, incontrò i nemici, accresciuti da altro stuolo di Turchi. Colle parole, e coll’esempio spronò tutti al cimento1. Egli investiti con feroce ardore cacciò presto in fuga i Tartari. Abbandonati i Turchi si rifuggiarono nella Terra prossima di Pentela. Con carri, travi, ed altri ripari si fortificarono alla meglio, che il tempo lo permise loro. Il Veterani, fatti calare a piedi i Dragoni, coll’opera di questi ruppe quello steccato. Allora la Cavalleria Alemanna, entrata dentro, tagliò a pezzi i Gianizzeri, e rovesciò i Spay, che si dileguarono altrove. Raccolte le spoglie assai pingui, il Veterani meditava il ritorno co’ suoi, affaticati dal viaggio notturno, e dalla Zuffa presente. Quando le guardie avanzate osservarono sollevarsi una polvere assai folta, argomento di un nuovo esercito, che veniva per assalirli. Erano in circa dieci mila infedeli. Il General Veterani, restituita a’ suoi l’ordinanza, commise al Conte Castelli il coprirgli con alcuni squadroni il fianco dagli insulti de’ Tartari. Egli poi si tenne fermo a ripulsare il conflitto contra de’ Turchi. I Barbari, conoscendosi as-

  1. P. Vagner tomo primo pag. 726.