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e di Soldati Italiani. 217

le di Gianizzeri a piedi. Ma l’eccellente maestria, tanto del Baden, quanto de’ due Generali Italiani nel maneggiare, nello stabilire, e nello spingere con cariche robustissime le Corazze Alemanne al conflitto, indi rimetterle prontamente, ove Essi le comandavano, rendevano le medesime insuperabili, e sicurissime di vincere. Prodezze eguali le vedremo effettuate nell’anno seguente

1689.

I

N quest’anno i due Eserciti Cristiano, ed Infedele furono non molto potenti. Quello del Sultano per le ribellioni, e perturbazioni, che regnavano nel di lui Imperio: Quello di Cesare, per essere trapassate al Reno oltre le truppe degli Elettori, e de’ Circoli Alemanni, molti Reggimenti Imperiali con oggetto di riacquistare a tre Elettori le Città loro primarie, cadute l’Autunno passato in potere del Re Cristianissimo. Questa debolezza di forze fu cagione, che tardi assai si cominciasse a guerreggiare in Ungheria. Le truppe Imperiali acclamavano per loro Capo il Generale Co. Antonio Caraffa1; tanta era l’estimazione, ed affezione loro a’ talenti egregj di questo celebre Capitano. Ma l’Imperatore abbisognava della di lui attività infaticabile, e industria provvida al Reno, per raccogliere Magazzini copiosissimi di munizioni da bocca, e da guerra al sostentamento delle imprese colà disegnate. Nella Primavera, e nell’Estate trascorse Egli per la Svevia, e Franconia, ed alto Reno, a congregare vettovaglie, muovere condotte di barche, e di carri, per introdurle ne’ Magazzini Alemanni, e di là al Campo. Sollecitò la pigra lentezza delle Città di Francfort, Norimberga, ed altre, meglio proviste d’artiglierie, di polvere, e di altri attrezzi Militari, perchè le spedissero con celerità agli assedj meditati. Instancabile ne’ passi, nelle esortazioni, nell’uso delle industrie, mai non si diede riposo, acciocchè il bisognevole corresse da più parti agli eserciti assedianti.

In Ungheria sù destinato il Principe Luigi di Baden, e Generali subalterni, oltre a molti Alemanni i Conti Piccolomini, Veterani, Castelli, e Marchese Patella Italiani. L’Esercito capitale era composto di circa ventiquattro mila Combattenti. Solo agli ultimi d’Agosto lo mosse il Principe contra un corpo di Cavalleria nemica, alloggiata sulla Morava. Reggeva l’ala diritta il Veterani, la sinistra il Piccolomini. Precedevano co’ Dragoni il Santa Croce, e cogli Ungheri, il Diac, e il Csaki. Il primo a raggiungere i Barbari fu il Veterani, e ad assalirli di fronte, e di fianco. Superate strade ardue, e sortito da un bosco, sopraggiunse il Piccolomini2. Allora i Barbari si diedero al-´

  1. P. Vagner tomo 2 pag. 114.
  2. P. Vagner tomo 2 pag. 115, 116, 117.