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e di Soldati Italiani. 219

nuò il Principe; ma tra quelle strettezze insistette, che si conservasse l’ordinanza. La strada aspra ritardò il compimento del viaggio sino a quattr’ore dopo mezzo giorno. Tre mila Turchi assalirono la retroguardia, dove era il bagaglio. Con mille Corazze il Veterani li ributtò. Dalle mosse de’ Cristiani si accorsero gl’Infedeli, che quelli venivano loro alle spalle; e però si applicarono a stendere con somma fretta il trinceramento anche colà. Ma non ebbero tempo da compirlo; poichè il Baden, coperta la sinistra col fiume Nissava, oppose la diritta al monte. Non erano per anche stabilite affatto le file, quando un Corpo di Gianizzeri, calando dall’altura, assalì furiosamente. Il Generale Staremberg ripulsò bravamente i primi impeti; sinchè rinforzato da freschi battaglioni, rintuzzò il loro ardire. Violenza più gagliarda dovette sostenere l’ala sinistra, non per anco ben coperta da’ pedoni di mezzo, e dalle Corazze del Caprara. L’impressione fu così veemente, che gli Ussari furono rovesciati. Il General Piccolomini con mille Corazzieri sottentrò alla difesa; finchè ragguagliate tutte le file, il Generale Haisler cominciò coi Fanti a salire il monte. Le moschettate de’ Turchi diluviavano loro addosso, e le molestie della salita gli affaticavano. Ma la intrepidezza del loro spirito, e l’esser accostumati i Tedeschi a’ pericoli, affrettava i loro passi. Giunsero a sito più piano; ed ivi colle scariche veementissime sloggiarono i Barbari, e li cacciarono più in alto. Gli Ottomani, vedendo insuperabili gl’Imperiali, e conoscendo d’esser ridotti a posti così rinserrati, che appena potevano maneggiare le armi, cercarono strada, ove salvarsi. Non trovandone altra, buona parte si gettò nella Nissava, per tragittarla a nuoto, e parte uscì dal trinceramento. L’oscurità della notte salvò a molti la vita; Con tutto ciò ne perirono, o uccisi, o affogati nell’acque da dieci mila. I Corazzieri medesimi scesero da Cavallo, ed augumentarono la strage de’ vinti. le tre vittorie furono gloriosissime, tanto al Principe di Baden quanto agli Ufficiali, e a’ Soldati Cesarei. Erano soli sedici mila, e gl’Infedeli quaranta mila. Il vincere fu parto d’imperterrita bravura, d’invincibile fermezza, e d’ordine costantemente regolato, nel mantenere il quale si segnalarono sopra modo i Generali. Copia grande di vettovaglie ritrovate nel Campo ostile rallegrò, e confortò gli stanchi, ed affannati Cesarei. Nissa venne in loro potere, e tutto il paese sino al monte Emo.

Di là si rivolse il Principe al Danubio, per impossessarsi di Orsova, di Vidin, e del corso di quel fiume. Prima però disfece un corpo di cinque mila Cavalli, e tagliò a pezzi altre milizie di Gianizzeri, la ruina de’ quali persuase il Presidio di Vidin a convenire per la resa. Il Principe di Baden distribuì le truppe alla conservazione de’ grandi acquisti, da lui fatti. Pose Governatore in Nissa il Generale Co. Enea Piccolomini con cinque mila Alemanni, metà Fanteria, e metà Cavalli, oltre gli Arciduchi, ed Ussari. Ma perchè questi erano in-