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e di Soldati Italiani. 37

Altri per aver parte della preda, corsero abbasso del colle, e si privarono del buon posto, occupato dal Tilli con tanta diligenza. Questo Generale esclamava contra un procedere così sconcertato, ma non era udito; perchè solo si attendeva a perseguitar i Sassoni, e a bottinare. Quando il Re di Svezia, ritardato per qualche ora da un passo cattivo, spuntò finalmente dal Bosco vicino colle sue genti benissimo schierate. Il Re era di statura elevata, e cavalcava un alto Corsiero; Perciò dominando con isguardo attento la campagna, s’accorse della confusione, con cui pugnavano gl’Imperiali. Rivolto a’ suoi, promise loro la vittoria col dire: Abbiamo vinto. Fece subito avanzare i reggimenti delle Corazze verso il Colle, ov’era il pieno de’ Cesarei. Attaccò la loro Cavalleria, e caricò ferocemente gli Ungheri, o Croatti, i quali incapaci di resistere ad un urto gagliardo de’ grossi Cavalli, piegarono, e si rovesciarono sopra il reggimento del Piccolomini, che posero in iscompiglio. Nella guerra presente si commise un errore notabile, e fu l’adoperare nel conflitto generale i squadroni Ungheri, armati alla leggiera. Sono questi impotenti, a sostenere l’impeto forte delle Corazze, e de’ Dragoni; e però urtati cedono facilmente, col dar addietro, e non solo intimoriscono, ma sconcertano l’altra Cavalleria, anzi bene spesso col loro esempio la conducono a fuga consimile. E’ stata fatta osservazione, che il Principe Eugenio di Savoja, tutto che avesse seco grosse bande di quella nazione, mai se ne prevalse in occasione di giornate campali, bensì con essi fortificava le guardie degli alloggiamenti; e solo dopo ottenuta la vittoria li chiamava a spingersi dietro a’ nemici, a moltiplicare prigioni, e ad uccidere i più lenti allo scampo. Per mancanza di questi riflessi, e per esser inferiore di schiere, e mal composta la Cavalleria Imperiale, non resistette a lungo, ma rimase dispersa qua, e là. Il Tilli, e il Papenhaim s’industriarono da tutte le parti, per ristabilirla, e per ricondurla al cimento. Il primo rimase ferito, e fatto prigione, poi ricuperato da una banda de’ suoi.

Il secondo si lanciò nel più forte, e contese a lungo la vittoria. Mancò ogni mezzo, di rimettere la Cavalleria troppo abbattuta, scompaginata, e mezzo distrutta. In ultimo abbandonò la Fanteria, e fuggì altrove. I Reggimenti a piedi non vacillarono d’animo, nè di costanza. Combatterono per cinque intere ore. Fecero più volte retrocedere gli Svezzesi. Si maneggiarono con tanta fermezza, e bravura, che si dubitò lungamente di chi dovesse vincere; se non che Gustavo, per abbattere tanta resistenza, spinse una grossissima banda di Cavalli freschi sul fianco di que’ Pedoni. Allora questi urtati di fronte, e percossi da un lato, dovettero cedere, ed abbandonare il Cannone, che fu ben tosto rivoltato contra di loro, e diede il tracollo alla sconfitta. Parecchi reggimenti a piedi, e massime quello del Marchese Rangoni, contrastarono sempre i posti presi, e prima che cederli si lasciarono uccidere. Non ostante tanti vantaggi di numero, e di ordinanza, molto