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46 Azioni di Generali

Costanza, Brisac, ed altre Piazze, strette malamente dagli Svezzesi. Il di lui arrivo in Alemagna partorì il sollievo di quelle Città. Ma perch’esso non voleva ubbidire al Valstain, di cui gli Spagnuoli erano mal contenti, parendo loro, che questi operasse freddamente, e maneggiasse la guerra più a capriccio, che con buon senno; perciò l’andata del Feria, mal assistito con soccorsi da’ Capitani, dipendenti dal Valstain, non produsse quegli effetti più proficui, che ne sarebbero provenuti, se fosse stato abbondantemente rinforzato da Soldatesche Cesaree. Gl’Italiani dal freddo del Clima oltramontano ne patirono molto, e rimasero diminuiti non poco dalla mortalità. Il Feria provando mancanza di viveri nella Svevia, e ne’ circonvicini paesi Protestanti, mal affetti a’ Cattolici, e per ciò avversi a somministrargli, con che sostentarsi, si ritirò nella Baviera, accolto favorevolmente da quel Duca; dove nel principio del prossimo anno tra molte angustie d’animo, e infermità di corpo terminò di vivere. Dichiarò suo successore nella dignità di Conte Giovanni Serbelloni Signore di lunga esperienza militare, e che di poi per più anni in molte Campagne prestò servigi rilevanti alla Corona di Spagna. Il Valstain intanto spedì il Galasso nella Slesia, a difendere quella Provincia, poi vi passò egli con marcia sforzata, e all’improvviso raggiunto il Conte Mattia Enrico della Torre, e il Tubaldel Svezzese, li caricò, ed obbligò a rendersi prigionieri con più migliaja di Soldati. Ma perchè liberò il Conte, nemico acerrimo, stato cagione di mali sommi a Cesare dalla prima rivoluzione della Boemia sin ad ora, moltiplicò le mormorazioni, e le diffidenze contra di lui nella Corte di Vienna. In questo mentre gli Svezzesi facevano grandi, e considerabili progressi verso il Reno, e il Danubio, ch’esso Valstain mostrava di non curare, nè prendersene verun pensiero. Il Duca di Baviera esclamava altamente, querelandosi d’essere da lui mal assistito contro il Duca di Vaimar, l’Iforn, ed altri Capitani nemici, i quali applicavano ad impadronirsi delle Fortezze migliori dell’Alemagna, e a stabilirsi nelle più doviziose Provincie. Crebbero i lamenti, quando il Vaimar per sorpresa s’impossessò di Ratisbona, Città nel cuore de’ suoi Stati, e minacciava di acquistar Passavia, per ispalancarsi l’ingresso nell’Austria. All’opposto il Valstain si fermava nella Boemia, ed ora spingeva le Truppe in una parte; poi ritirandole marciava all’opposta; indi retrocedendo s’incamminava altrove, sempre fluttuando, nè sapendo che conchiudere. Tutte le di lui mire versavano nel ricuperar l’Elettor di Sassonia al partito di Cesare. Intavolava trattati, ma niuno ne conchiudeva. Nè capiva, come le negoziazioni co’ Gran Principi non si effettuano con parole, ma con azioni vigorose, e con istrepitose vittorie. Finchè il Sassone vedeva robusto, e superiore il partito de’ nemici di Ferdinando, mai si sarebbe distaccato da loro, affinchè le armi di questi non si rovesciassero sopra di lui. Noi lo vedremo riconciliarsi colla Casa d’Austria; quando