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e di Soldati Italiani. 47

Principi d’essa diedero una rotta solenne agli Svezzesi, e a’ Protestanti. Ormai il nome del Valstain a cagione delle sue procedure era caduto in dispregio, e la di lui alterigia l’aveva reso esoso a’ Cattolici.

Da tanti riclami, pericoli, e perdite commosso l’Imperator Ferdinando, s’avvide dello sbaglio, fattogli prendere da que’ Consiglieri, i quali lo condussero, a confidare le sue armate con eccessiva autorità al Valstain, Capitano che la faceva più da padrone, che da Vassallo. Comprese il rischio di perdere il Duca di Baviera, che fin dal principio della guerra presente veniva sollecitato dalla Francia, a tenersi sulla neutralità; nel qual caso gli Svezzesi non l’avrebbero offesa. Le amarezze tra lo stesso Bavaro, e il Valstain, facile a parlare con disprezzo di sì gran Principe, eransi aumentate a tal’eccesso, che sembrava impossibile il mai sopirle. L’antipatia del medesimo contra gli Spagnuoli, i quali somministravano grosso contante mensuale per le paghe dell’esercito Cesareo, era scoppiata in fatti di gravissimo pregiudizio agl’interessi di Casa d’Austria. L’esercito del Duca di Feria, venuto d’Italia, il quale aveva liberate varie piazze sul Reno dagl’insulti nemici, non era stato veduto di buon occhio da lui, nè sovvenuto, come portavano gli ordini, e le urgenze Imperiali; dal che n’era risultato grave detrimento di quelle truppe. Il Cardinale Ferdinando Infante di Spagna era prossimo a traversare l’Alemagna verso la Fiandra con altr’armata, che abbisognava d’essere fiancheggiata da numerosa Cavalleria Tedesca: Ma come ottenerla dal Valstain, il quale avverso agli Spagnuoli, voleva disporre delle milizie Austriache a sua voglia, e bene spesso a suo capriccio, come lo aveva esperimentato l’Elettor Bavaro nelle due Campagna ultime con sua grande mortificazione? Dalla forza di queste, ed altre ragioni fu convinto l’Imperatore della necessità, che a lui correva, di deporre nuovamente il Valstain, e confidare il governo delle proprie armi al Figlio Re d’Ungheria. L’avvenuto di poi colle buone fortune, che ne seguirono, dimostrò la prudenza, e la utilità di tale determinazione. Il Re, e l’Elettore, usciti in campagna strettamente uniti di sangue, e d’affetti, passarono con perfetta concordia di voleri nel maneggio della guerra. La buona armonia tra loro congiunse gli animi de’ Generali subalterni, e la loro presenza infervorò le milizie ad azioni valorose, e costanti, colle quali si riportarono grandi vantaggi nell’anno prossimo.

Era uscito già un editto dell’Imperatore, che obbligava tutte le milizie Cesaree a sottrarsi dall’ubbidienza del Valstain, e a riconoscere per Comandante supremo il Galasso. Si temevano turbolenze in alcuni reggimenti, dove comandavano Uffiziali, congiunti al Valstain o per affinità o per impegni antecedenti, o per benefizj ricevuti dal medesimo dell’esaltazione a gradi militari. Ma la fedeltà inalterabile, e provvida tanto dell’Aldringen Fiamingo, quanto del Galasso, Coloredo