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56 Azioni di Generali

mulgata dalla Francia per le ragioni, esposte da tutti gl’Istorici. Il Duca di Vaimar rammaricavasi acerbamente dell’imminente perdita di Magonza. Promosse calde istanze al Cardinal di Valletta Generale d’esercito Francese, sicchè l’indusse a congiungersi seco, per introdurvi soccorso. Era all’ora il Galasso all’attacco di Dueponti. Udendo accostarsi tante Soldatesche nemiche si ritirò al campo primo di Vormazia. Richiamò il Mansfeld: si fortificò in quel posto. Simulò timori, ed insufficienza di forze. Lasciò che il Cardinale, e il Duca vettovagliassero Magonza, e passassero ancora più oltre, per animare la Città di Francfort, a tenersi ferma nel partito Protestante. Quando vide amendue dilungati assai dalle frontiere della Francia, uscì in Campagna, per toglier loro i viveri, e consumarli colla fame. Spedì il Marchese Gonzaga ad impossessarsi di Kaiserlautern, Sarburg, ed altri luoghi situati tra la Lorena, e il Palatinato, ne’ quali erano i depositi delle munizioni nemiche, e per i quali si trasmettevano a’ Francesi i convogli di vettovaglie. Il Gonzaga se ne impadronì con impeto, e prestezza. Aveva sotto di sè il Conte Raimondo Montecuccoli, che fatte smontare cinquecento Corazze, e postosi alla testa loro, guadagnò in breve tempo la prima d’esse Città. Il Galasso, uscito in campagna con grosso Esercito, attorniò le Soldatesche del Valletta, e del Vaimar1. Levò loro la sussistenza: Colle corse della Cavalleria, massime Unghera, batteva le loro partite, mandate al foraggio, e le teneva ristrette assai nel proprio campo. In questo i viveri crebbero a prezzo eccessivo. Eravi tra’ Francesi il Generale Visconte di Turena, che per alimentare i suoi, vendette la propria argenteria, e gli proprj equipaggi. La penuria si ridusse a tale angustia, che i Soldati erano costretti a viver d’erbe, e di radici. La Cavalleria non si nodriva che di foglie d’alberi, e di viti. Sarebbero periti infallibilmente di fame, se i due Generali non si fossero determinati al ritorno in Francia attraverso a boschi, e a montagne, per istrade mezzo impraticabili. Il Vaimar fece seppellire sotto terra il Cannone, e bruciare tutti gli arredi inutili, affinchè il viaggio non fosse ritardato da imbarazzi. I due Eserciti marciarono nove giorni, e nove notti, senza posare, per vie disastrose, e fuor di mano. Il Galasso li seguitò colla Cavalleria, e diede addosso a’ corpi distaccati. Impedì, che non si potessero procacciare viveri da’ Villaggi, vicino a’ quali passavano. La miseria crebbe a tal eccesso, che molti Francesi, e Vaimaresi disertarono, per avere con che sostentarsi. Il Visconte di Turena, gettate da’ proprj carri le Suppellettili meno necessarie, vi adagiò sopra gl’impotenti a camminare. Divideva con loro il vitto, che gli riusciva di procacciarsi. Consolava gli uni, incoraggiva gli altri, e sollevava tutti, così proprj, come stranieri: dispensava generosamente quanto aveva. Il Galasso con ispedita, e numerosa

  1. Vita Francese del Turena pag. 40.