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58 Azioni di Generali

mata, l’accrebbe con nuove levate, e fu a buon ora in istato da principiare la prossima Campagna.

In questa non dimorò ozioso D. Ottavio Piccolomini. Stava Egli tutto applicato a rimettere la Franconia, e i circonvicini Stati sotto l’ubbidienza dell’Imperatore, e de’ Prelati Cattolici, che colà possedono ampie giurisdizioni; quando gli venne commissione dal Galasso, di camminare con velocità verso la Fiandra in soccorso del Cardinal Infante, bisognoso di Soldatesche Alemanne contra de’ Francesi.

La Corte di Parigi, dopo rinnovata l’Aleanza cogli Ollandesi, concertò l’unione degli Eserciti delle due Potenze sul Liegese, per invadere i Paesi bassi Spagnuoli dalla parte del Brabante, dove le difese erano più deboli. A tal’effetto i Marescialli di Sciatiglion, e di Bressè marciarono per il Lucemburgese, affine di effettuare quella Congiunzione. Il Cardinale Infante di Spagna, che dopo la battaglia di Norlinga era pervenuto a quel governo, consegnò parte delle sue Soldatesche al Principe Tommaso di Savoja, perché o impedisse, o almeno ritardasse le mosse Francesi. Il Principe si avanzò sulle frontiere del Liegese, e Lucemburgese ad un Villaggio detto Avein. Quivi, per essere inferiore di Soldatesche, occupò un sito vantaggioso, e arrischiò la battaglia. I Marescialli, espugnate alcune picciole Piazze del contorno, se gli avvicinarono, e fatto impeto da più parti, disfecero la Cavalleria Spagnuola, e posero in fuga la Fanteria, riportandone la vittoria. Poco dopo nelle vicinanze di Mastric ritrovarono il Principe di Oranges, Condottiere degli Ollandesi; e tutti in numero di sopra cinquanta mila con grossissimo apparato di artiglieria, s’internarono nelle viscere del Brabante. Appariva formidabile la possanza de’ due Eserciti combinati, e se ne aspettava l’esito di grandi imprese. Minacciarono la Capitale Brusselles, Lovanio, ed altre Piazze. Il Cardinal Infante, raccolse tutte le Soldatesche rimastegli, e si collocò al coperto ora d’una piazza, ora d’un’altra. Implorò soccorso dalla Corte di Vienna, che colla voce del General Galasso ordinò il portarvelo a D. Ottavio Piccolomini. Egli presi seco quattro mila Cavalli, facendosi seguitare più lentamente da sei mila Fanti, attraversò gran parte della Germania. Valicò il Reno: trascorse il Ducato di Giuliers: superò la Mosa. Dopo una lunghissima marea affrettata con incredibile velocità, e diligenza, giunse a Brusselles, dove entrò imbrandita la spada da’ suoi Soldati a Cavallo, per incoraggire quegli abitanti, costernati dalle gran forze nemiche. Vi giunse in tempo, che queste assediavano Lovanio. Il Baron di Gravendone Governatore di quella Città, incorporata col Presidio, l’assistenza degli Scolari di quella celebre Università, sostentò la piazza per altro debole con difesa vigorosa. La comparsa inaspettata del Piccolomini pose in apprensione gli assalitori, che dopo avere continuato l’attacco con empito per più giorni, lasciarono di più oppugnarla. In pochi mesi si dileguò l’Esercito Francese. Ne diedero essi la colpa al Principe d’Oranges, che,