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e di Soldati Italiani. 73

sa ordinò immantinente a’ Soldati di cibarsi, d’allestire le armi, ed accingersi al cimento. Chiese di assalire nel posto più pericoloso con due mila eletti a suo gusto, e furono cinquecento Spagnuoli, trecento cavati da Vascelli, trecento Napolitani, e novecento di Navarra. L’Ammiraglio, il los Velez, il Rho s’impegnarono a venirgli di fianco, per sostenerlo, ed allarmare i nemici ad altra parte. Il Marchese di Mortara co’ migliori Castigliani, cogl’Irlandesi, e colla Cavalleria, venuta da Catalogna, s’obbligò ad avvanzarsi per istrada meno ardua.

La pietà delle Soldatesche Spagnuole invocò con istantissime preci la Vergine Madre per la felicità dell’impresa. La maggior parte vi aggiunse la Confessione Sagramentale, ed il digiuno. Il Torrecuso nel travalicare una valle profonda procedette con lentezza. La strada era angusta. Alla sinistra s’alzava un Monte, alla destra un bosco. In questo collocò i Napolitani, perchè gli coprissero il fianco, e le spalle, finchè fosse uscito dalle angustie. Sortito in campo più ampio, dilatò la fronte con in mezzo le picche, e su i fianchi i moschettieri. Stabilita ferma l’ordinanza, giunse sull’alto; indi discese sul piano, e nel calare fugò dugento Cavalli Nemici, posti in aguato. L’assalto alle trincee nel principio fu faticoso, e dubbioso dell’esito; finchè, ripulsati i Francesi a cavallo dal bersaglio impetuoso de’ Fanti Spagnuoli armati di grossi moschetti, e da due compagnie d’Archibugieri Napolitani, retti da D. Orazio Magniera, e da D. Tommaso Paulela, essa Cavalleria Francese, posta in confusione, si rovesciò sopra de’ proprj pedoni. Chi si pose in fuga da una parte, chi dall’altra. I più applicarono all’imbarco sulla flotta. Il Torrecuso, appena osservato il disordine ne’ Francesi, prontamente affrettò l’arrivo delle Truppe comandate dal los Velez. Fece ancora sollecitare il Marchese di Mortara, perchè accelerasse i passi; giacchè la fortuna arrideva alle loro mosse. Due Compagnie a cavallo, l’una di Andaluzzi, l’altra di Napolitani s’intrusero nel Campo nemico, e spinsero a maggior fuga i Francesi. Il Marchese di Mortara a bandiere spiegate entrò dalla sinistra, e giovò molto al compimento della vittoria. Moltiplicò la strage, e le prigionie de’ vinti. Mille cinquecento furono i morti Francesi per lo più uccisi sulla sponda del Mare, dov’erano corsi, per cercar ricovero su i Vascelli amici. Ma non potendo le barche accostarsi a terra, per esser a quell’ora l’acque del Mare colà bassissime, mentre aspettano il comodo, furono trucidati da alcune bande di Moschettieri Spagnuoli, accorsi colà. Altri due mila si annegarono, mentre tentavano d’inoltrarsi verso i legni di sua nazione. Due mila furono i prigioni. Tutto il campo colle munizioni copiose da bocca, e da guerra, venticinque Cannoni, ed altri attrezzi rimasero preda de’ Vincitori. Il denaro, e le spoglie numerosissime ritrovate dentro de’ padiglioni, furono valutati un milione di scudi. De’ Vincitori uccisi, o feriti fu così scarso il numero, che sembrerebbe incredibile, se l’Istorico del fatto non si co-