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e di Soldati Italiani. 89

anche nella vernata in paese di freddo men crudo. Accrebbe il loro coraggio la nuova d’una vittoria riportata da’ Vaimaresi loro Collegati contra le genti Austriache, comandate dal General Lambri. Per questa perdita i Comandanti Imperiali dovettero ritirare le loro truppe di qua dall’Albi, ed acquartierarle in paesi comodi, quali erano la Boemia, e il Circolo della Sala. Anche i Bavari passarono nel Palatinato superiore. Tenne loro dietro nel verno il Tosterdon Generale, risoluto, ed animoso. Traversò la Sassonia, s’introdusse nella Silesia. Superò a viva forza Glosgau, dove trovò raccolta quantità grandissima di vettovaglia. Piantò di poi l’assedio a Sveinitz, sotto di cui avendo inteso, come il Duca di Sassenlavemberg con parecchie migliaja d’Austriaci s’avvicinava per soccorrerlo, pose in imboscata grossa truppa di Moschettieri, indi colle scaramuccie della Cavalleria tirò nell’aguato il Duca, che vi rimase disfatto, prigione, e ferito da più colpi, per i quali di là a pochi giorni, benchè medicato con ogni diligenza, terminò di vivere. Con principij cotanto prosperi cominciò il Tosterdon la Carriera delle sue imprese; sbigottito dalle quali l’Elettore di Brandeburg, lasciato il partito di Cesare, si dichiarò neutrale. Non trovando opposizione, il Generale Svedese penetrò nella Moravia; e seminato da per tutto lo spavento, fece l’acquisto d’Olmitz, Piazza di somma rilevanza, perchè domina a buona parte di quel Marchesato, ed è passo, che somministra l’ingresso nell’Austria. I Cittadini, mal provisti di presidio, dopo sei giorni gliela consegnarono nelle mani. Il Tosterdon conoscendo i vantaggj sommi,che gli partoriva quella presa, vi accrebbe le fortificazioni, e le provvide d’abbondantissime difese. Diede poi addietro, riportando grossi bottini. Scossa da tante disgrazie la Corte di Vienna, s’apparecchiò alla resistenza. L’Arciduca Leopoldo, radunato l’Esercito, uscì in campagna. Servivano sotto di lui in primo luogo D. Ottavio Piccolomini, e sopra la Cavalleria D. Annibale Gonzaga, e Generale subalterno D. Camillo Gonzaga, e il Mercì.

L’Arciduca finse di portarsi alla ricupera d’Olmitz; ma tutto all’improvviso si portò sotto Tropau, per racchiudervi dentro il Generale Slang Svezzese con un corpo di Cavalli, e costringerlo per mancanza di viveri a rendersi. Premise il Conte Raimondo Montecuccoli, che cominciò a circondare la Piazza. Ma lo Slang giudicò di uscirne, per non provare i rigori della fame1. Il Montecuccoli gli tenne dietro, e affrontatolo in poca distanza, tagliò a pezzi quasi tutta la di lui gente, salvatosi Egli appena con la velocità del Cavallo. Questa sconfitta, come accrebbe l’estimazione, e la gloria del Montecuccoli, così aggiunse animo all’Arciduca per avvicinarsi a Brieg, sotto di cui il Tosterdon aveva raddoppiate le offese maggiori di batterie, bombe, e mine. Gli assediati intesa la prossimità dell’Esercito amico, sortirono fuori, e ricuperarono un fortino. Presto poi rimasero consolati dall’Arciduca che sopraggiunse. Il Presidio affati-

  1. Co. Gualdo: parte terza dell’Istoria: pag. 117.