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90 Azioni di Generali

cato fu distribuito in altre Piazze. Il Tosterdon, ritiratosi dall’assedio, attese a raccogliere le truppe Svezzesi, ripartite in varj luoghi, per campeggiare di nuovo. Ritirò parte de’ Presidj della Pomerania, ed accolse nuove milizie, venute da più parti. A rendersi più possente chiamò il Chinismarc, altro Generale Svezzese, e gl’incaricò di portarsi all’assedio di Lipsia, contra di cui s’incamminò Egli medesimo. Era quella Città una delle principali, dominate dall’Elettor Sassone, e fra tutte piena di gran ricchezze cagionate dalle fiere, che ivi si fanno. Gli Svezzesi formarono subito, ove attaccarla; ma quando intesero, che i Cesarei s’approssimavano, all’ora lasciarono l’impresa, e si discostarono di colà, per non esser colti in mezzo dal presidio, e dalle forze nemiche. L’Elettore aveva instato caldamente all’Arciduca, che s’avanzasse; ed egli all’alba del primo Novembre s’incamminò per sostentarlo. Trovando ritirati gli Svezzesi, alcuni Generali Cesarei si lusingarono, che il dar addietro fosse stato argomento di timore, per cui volessero i nemici sfuggire la battaglia. Ma s’ingannarono; poichè fu cautela, ed attenzione di scegliere un posto vantaggioso tra’ boschi, che assicurava loro i fianchi, e la vittoria. D. Ottavio Piccolomini consigliò l’Arciduca, ad arrestarsi in sito comodo, per non esser costretto al cimento, se non quando lo giudicasse opportuno. In tanto si esibì di portarsi avanti, per indagare la situazione degli avversarj, la loro ordinanza, e le forze che tenevano. Voleva prendere queste notizie, prima di deliberare, se conveniva il fatto d’armi. Andò Egli ad esplorare tutto, e con attenzione. Nel mentre esaminava con diligenza lo stato, ed altre circostanze del Campo Svezzese, i Generali Alemanni rappresentarono all’Arciduca, che l’irresoluzione del Piccolomini procedeva da soverchia cautela, e timidità, difetto proprio degl’Italiani, onde non doveva farne conto. Perlochè contra il concertato in avanti, persuasero quel Principe, a schierare l’armata, e ad avanzarla per la battaglia. Nel ritorno il Piccolomini si dolse amaramente, che fosse preterito il di lui consiglio. Ma molto più si afflisse, perchè vide le truppe collocate in maniera diversa da quella, che disegnava. Sapeva, che i Sassoni ne’ passati conflitti avevano più fiate miseramente rivolte le spalle; e pure le vide schierate in sito, ove non era a proposito che fossero. Avrebbe voluto mutar l’ordinanza; ma il tempo mancava; poichè gli Svezzesi nel far del giorno s’inoltrarono gagliardamente dal colle, su cui erano attendati, per attaccar i Cesarei. E qui conviene avvertire, come a riportare vittoria non basta la bravura, nè il combattere con coraggio, e con ardore. Fa d’uopo procedere con gran prudenza, e cautela: esaminare prima con accertato giudizio, se vi sono argomenti ben fondati di conseguirla: bilanciar ben bene le proprie forze, e metterle al confronto delle nemiche, per assicurarla. Con una disfatta si perdono sovente le Provincie, ed i Regni; anzi la ruina si rende spesso irremediabile. Ne’ diciotto anni della guerra presente tra Cesare