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e di Soldati Italiani. 91

da una parte, e gli Svezzesi co’ loro Alleati dall’altra, hanno gl’Imperiali perdute dieci battaglie, che urtarono la Casa d’Austria d’Alemagna sul margine del precipizio; e solo Iddio v’ha posta la mano contra ogni speranza umana, perchè non v’abbissasse dentro. E’ celebre appresso saggj Istorici la fama, che Ferdinando Imperatore, orando a piedi di divoto Crocifisso, per implorare assistenza nelle angustie d’allora, udisse dalla bocca del Salvatore quell’amorosa promessa. Ferdinande non te deseram. Ferdinando non t’abbandonerò. Tante disfatte potevano evitarsi, se si fosse proceduto con minor impeto guerriero: se si fossero attesi i rinforzi, che s’avvicinavano: se non si fossero esposti di soverchio i Generali supremi, il di cui uffizio non è solo menar le mani; ma accorrere, ove sovrastano i pericoli, dar ordini opportuni per rimedio a’ sconcerti, e maneggiar più la mente, che il braccio.

I gran fatti, da’quali possono originarsi conseguenze funestissime, devono maturarsi con buone riflessioni, prima d’appigliarsi ad essi. I Generali Italiani per lo più hanno costumato, di studiare altri mezzi, per abbattere i nemici piuttosto che colle battaglie; E quando le hanno intraprese, si sono prevalsi di stratagemmi, d’insidie, d’improvvisate, e di altri artifizj, che sono opera più dell’ingegno, che della mano. Chi vorrà prendersi la soddisfazione d’indagare il modo, con cui tante vittorie sono state riportate da’ Conquistatori di Reami, e di Monarchie, troverà, che quasi sempre furono parto della sagacità, o dell’astuzia loro. D. Ottavio Piccolomini disconsigliò la battaglia per le ragioni, antivedute da lui, per le quali si perdette. Ma poi niuno più di lui si diportò con migliore regolamento, intrepidezza, costanza, e bravura. Fu l’ultimo a ritirarsi, quando erano fuggiti gli altri, ed egli rimasto addietro con pochi Italiani suo Camerati. Se si osserveranno le Istorie de’ due secoli trascorsi si ritroverà, che più Generali di nostra nazione sono stati contrarj a’ conflitti Campali, non per timidità, ma per buon senso, e pesantissime ragioni. Decretata poi la pugna, si sono esposti al pari di qualunque altro Uffiziale.

In questa giornata i Cesarei erano inferiori nella Cavalleria1. Quella degli Ungheri non si conta in simile occorrenza, come si è notato altrove. Potevano trattenersi in sito predominante, e sicuro; finchè giungesse il Baron d’Echenfort, che lontano solo poche leghe conduceva altri sei mila Soldati. Con questo rinforzo ingrossavano di numero, di cui avevano ben bisogno; giacchè la Cavalleria Svezzese gli sopravanzava nella qualità di ottima disciplina, urto terribile, prontezza a nuove cariche, e altre qualità, che la rendevano quasi insuperabile. Così apparve in questo fatto, ed in più che seguirono di poi, ne’ quali diedero il tracollo ad altre perdite degli Imperiali. Assistevano al Piccolomini Nobili Italiani in copia, fra’ quali D. Annibale Gonzaga, che dirigeva tutta la Cavalleria, e D. Camillo Gonzaga, che soprastava nel corno destro. Da questo

  1. Istoria del Co. Gualdo dall’anno 1640 pag. 147 lin. 35.