Pagina:Anonimo - Fiore di virtù.pdf/115

Da Wikisource.

capitolo xxxviii. 111

peccati della lingua tutti gli peccati s’approssimano. Ancora: Il cuore del matto si è nella sua lingua; e la lingua del savio si è nel suo cuore. David dice: Il cianciatore non sarà amato dalla gente. Socrate dice: Chi per sè non tace sarà fatto tacere per altrui, e sarà meno apprezzato. Aristotile dice: Chi tace si conosce l’altrui parole; e sì s’egli favella, fa conoscere le sue. Salomone dice: Laddove sono molti sogni,1 là sono molte vane parole e senza numero; e non sia il tuo cuore corrente a proferire le parole; chè matti pensieri seguono li matti, e trovasine mattia. Non mettere il tuo cuore a tutte le parole che tu di’, ma sii molte fiate come sordo, e non attendere a ciò. Tullio dice: Sii di poche parole se tu vuoi piacere ad altrui. Seneca dice: Chi non sa tacere non saprà favellare; e molti peccano favellando, ma tacendo non si pecca mai. Dice uno Savio: Sii più corrente a udire, che a favellare. Cato dice: A nessuno è troppo il tacere, ma è troppo il favellare. Ancora: Se tu vuoi essere cortese, non essere cianciatore; se tu hai intelletto, rispondi al prossimo tuo; altrimenti sia la tua mano dinanzi alla tua bocca, acciocchè tu non sii ripreso della tua parola. Prisciano dice: Chi ha in

  1. Questa lezione ho voluto accettare, piuttosto che savi; dopo che il Padre Bartolommeo Sorio ebbe in una sua lezione Accademica dimostrato che questo luogo è errato, imperocchè il testo latino dell’Ecclesiaste dice: Ubi multa sunt somnia, plurimæ sunt vanitatea, et sermonea innumeri. Vedi Rivista Ginnasiale, seconda serie, fascicolo 4°. Questo medesimo errore lo ha pure avvertito il padre Frediani nella sua pubblicazione del Volgarizzamento dell’Ecclesiaste.