Pagina:Anonimo - Fiore di virtù.pdf/31

Da Wikisource.

capitolo iv. 27

e lasciali stare, non credendo che eglino sieno suoi figliuoli, perch’egli non sono negri come lui; e infino che non comincino a mettere le penne negre, non li pasce, ma vivono della rugiada che cade dal cielo. Ancora s’attrista quando gli sono tolti, più che niuno uccello che sia. Dice la Santa Scrittura, che meglio è la morte che l’amara vita. Non dare tristizia all’anima tua, ma discacciala da te; chè molti n’ha già morti. La tristizia non ha nessuna utilitade in lei; ma molti mali ne nascono di lei e massimamente oziositade. Ancora: Siccome l’oro e l’ariento si pruovano al fuoco, così si pruovano le persone nelle loro tribolazioni. Boezio dice: Nessuna può essere maggiore tribolazione al mondo, com’essere stato avventurato, e tornare a miseria. Plato dice: A uomo savio non si appartiene darsi molta tristizia per alcuna cagione. Socrate dice: Chi non s’attrista di quello ch’egli ha perduto, il suo cuore si riposa in pace, e ’l senno se ne allumina. Pittagora dice: Dolente chi non ha, e più dolente quelli che soleva avere, e non ha. Dalla soperchia malinconia viene povertà, afflizione, e tribolazione e disperazione. San Bernardo dice: Prima mi dea Iddio la morte che io mi lasci vincere alla malinconia. O tu che giaci in sepoltura della oziosità nata dalla tristizia, odi quello ch’ella fa. Ella guasta il corpo, e danna l’anima, e fa errare la mente e partorisce lussuria, e nutrica la gola, e per la moltitudine de’ rei pensieri ch’ella produce si adduce le quistioni e semina discordie. Salomone dice: Non amare lo dormire, acciocchè povertà non