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Pagina:Anonimo - I fioretti di Sancto Francesco.djvu/173

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vato da terra corporalmente cinque overo sei braccia insino a pié dello Crocefisso della chiesa, innanzi al quale istava in orazione. Questo frate Pietro, digiunando una volta la quaresima di sancto Michele arcangiolo con grande divozione, e l’ultimo dí di quella quaresima istandosi in chiesa in orazione, fu udito da uno frate giovane, il quale istudiosamente istava nascosto sotto l’altare maggiore per vedere qualche atto della sua santità, parlare con sancto Michele arcangiolo; e le parole ch’elli diceano erano queste. Disse sancto Michele: — Frate Pietro, tu ti se’ fedelmente affaticato per me, et in molti modi ài afritto il tuo corpo: ecco, io sono venuto a consolarti, et acciò che tu domandi qualunque grazia tu voli, et io la t’impetrerò da Dio. — Rispose frate Pietro: — Santissimo prencipe della milizia cilestiale, e fedelissimo zelatore dell’onore divino, e piatoso protettore delle anime, io t’adomando questa grazia: che tu m’impetri da Dio la perdonanza de’ miei peccati. — Rispose sancto Michele: — Chiedi altra grazia, imperò che questa t’accatterò io agevolissimamente. — E frate Pietro non domandando niuna altra cosa, l’Arcangiolo conchiuse: — Io, per la fede e divozione la quale tu ài in me, ti accatterò questa grazia che tu adomandi, e molte altre. — E compiuto il parlare loro, il quale durò per grande ispazio, l’arcangiolo sancto Michele si partí, lasciandolo molto consolato.