Vai al contenuto

Pagina:Antologia provenzale, Hoepli, 1911.djvu/214

Da Wikisource.
208 antologia poetica provenzale


En-liogo d’èstre mourtinouso,
Eli la vèson luminouso;
An bèu la senti trejo, au cop descounsoula
Noun volon pas, noun podon crèire.
Mai Vincèn, èu, quand la vai vèire
Emé soun front, que penjo à rèire,
Si bras enregouT, sis iue coume entela:
— Es morto! Vesès pas qu’es morto?
E coume torson li redorto,
A la desesperado èu tourseguè si poung.
E ’mé si bras foro di manche,
Acoumencèron li coumplancho;
l’a pas que tu que saras pianelle!
Emé tu de ma vido a toumba lou cepoun.
Es morto! Morto? Es pas poussible 1
Fau qu’un demòni me lou sible.
Parlas, au noum de Diéu, bòni gènt que sia ’qui


Quantunque sia livida, sembra loro luminosa. Benché la sentano fredda, al colpo inconsolabile, non vogliono, non possono credere. Ma Vincenzo, quando la vide colla fronte che pende indietro, le braccia.irrigidite, gli occhi come velati,.. È morta, non vedete ch’è morta? e come si torcono li corde, disperatamente torse i suoi pugni; e colle braccia fuori dalle maniche, cominciarono i lamenti. Sarai tu che piangeranno: con te della mia vita è caduto il tronco. È morta, morta, non è possibile. Un demone deve sibilarlo. Parlate, in nome di Dio, buona gente che siete qui.