Pagina:Antoniani - Educazione christiana dei figliuoli.djvu/276

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ci insegna le istesse parole, con le quali li chiediamo venia, et remissione de i nostri debiti. Ma avvertiamo, che troppo presontuosa, et ingiusta dimanda saria, il chieder à Dio, che sia verso di noi liberale, et benigno, essendo noi avari, et acerbi contra il prossimo nostro, però è necessario, che se vogliamo ottener misericordia, siamo anchor noi misericordiosi; et se vogliamo che Iddio si scordi le ingiurie fattegli da noi, ci scordiamo parimente quelle che altri ha fatte a noi. Et benche questa nostra carne ribelle à lo spirito, ricalcitri, et non voglia acconsentire leggiermente di perdonare all’inimico, non cessiamo però di offerir à Dio questa supplicatione, pregandolo che ci dia la vera, et perfetta penitenza, et tutto quello che ci fa bisogno per impetrar total remissione de i nostri debiti, ilche come è detto non può essere, se anchor noi non rimettiamo à chi ci ha fatto offesa, dellaqual materia altrove si è ragionato abondantemente.


SESTA PETITIONE. ET NE NOS INDUCAS IN TENTATIONEM.

E tanta la fragilità della humana natura, sono tante le occasioni de i peccati che ci circondano, et tanti sono i lacci, et le insidie che il demonio nostro irreconciliabile, et perpetuo adversario, à tutte le hore ci tende, che ben ci fa mestieri di vegliare, et di star in continua guardia dell’anima nostra, ma sopra tutto è necessario ricorrere al divino aiuto, et non si fidar di noi medesimi, perche habbiamo à far con uno inimico, che ha gettato per terra tali, che à guisa di torri fortissime poste sopra alti monti, parevano al giuditio humano invitti, et inespugnabili. Et perciò questa sesta petitione ci insegna à pregar Iddio, che non ci lasci tentare sopra le nostre forze, ma ci dia tanta abondanza della sua gratia che restiamo vincitori. Insegnarà per tanto il buon padre di famiglia, al figliuolo quando lo vederà capace, che la vita nostra è un continuo combattimento di mille tentationi, et quanto maggiormente ci studiamo di far la voluntà del nostro celeste padre, tanto più si accende l’ira di Satana, ilquale non i suoi sudditi, et seguaci, ma quelli che con le opere buone gli fanno guerra scoperta, più agramente perseguita. Lo conforti però a non temere, percioche al nimico nostro non è lecito di far contro di noi, tutto quello che egli per le sue forze può, et che per l’odio che ci porta vorria, si come ne pure una pecorella del buon Giobbe poteva egli offendere, se Iddio non gliene dava licenza. Et però in qual si voglia adversità, ò persecutione, et in ogni maniera di tentatione, che ci assalisca, ricorriamo alla torre della nostra fortezza, cioè à Dio, il quale è