Pagina:Antoniani - Educazione christiana dei figliuoli.djvu/371

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TERZO. 169

saria conveniente, circa i costumi de i giovani, ma non so per qual disventura di questo nostro calamitoso secolo, poco si pensa à questa parte, al meno in Italia, dove per altro sono di molti, et honorati studii, anzi par quasi, che lo studio sia un luogo di libertà, et non si convenga più ritenere quella modestia che nelle scuole private, et nelle case paterne si osservava, talche li scolari per il più vivono, et vestono à guisa di soldati, con grande licenza, et molti studiano pochissimo, et si danno à far prattiche per i loro Dottori, et per altre concorrenze, et vi nascono molto spesso risse, et questioni fra loro, et nelle istesse scuole poco si ha riguardo all’autorità del maestro, et non di rado pochi discoli inquietano tutto l’auditorio con gridi, et con strepiti. Et ben che molti si ridano di questa licenza giovanile, anzi per ventura la approvino, et la reputino necessaria, come per una purgatione per dir così, et uno sfogamento del caldo, et dell’impeto di quell’età, tuttavia non hà dubbio alcuno, et l’esperienza cotidiana lo dimostra, che per la porta della libertà si passa à molti peccati, et chi può dubitare che trovandosi molti giovani congregati insieme, co’l sangue bogliente, con le occasioni pronte, lontani da i padri, et da i custodi, invitati dalla compagnia d’altri, et dalla licenza, et impunità, commetteranno ogni maniera di vitio, et di dissolutione? perilche molti ritornano dallo studio alla patria più dotti, et più svegliati, et più astuti, ma manco buoni, gonfi di ambitione, et di estimatione di loro medesimi senza timor di Dio, et spetialmente infangati nella carne. Scrive il glorioso santo Agostino nelle sue confessioni, lequali già molte volte ci hanno somministrato utili ammaestramenti, per la nostra materia, che il padre suo desideroso che il figliuolo facesse gran progresso nella eloquenza, professione à quei tempi grandemente stimata, lo mandò lontano dalla patria, et con spesa maggiore che la sua conditione non comportava, à Cartagine Città principale dell’Africa, dove gli studii fiorivano, et si lamenta il buon santo, che il padre suo non curava, ne si prendeva sollicitudine quale il figliuolo crescesse per servitio di Dio, ne quanto casto fosse per essere, pur che fosse dotto et eloquente. Pervenuto adunque in Cartagine, libero da ogni custodia, andava cercando egli stesso come potesse essere invischiato da gli impudichi amori, il che assai presto gli riuscì, restando immerso nella voragine infernale della libidine. In oltre restò sopramodo preso da gli spettacoli che ne i theatri si facevano, pieni, come egli dice, di imagini, et simiglianze delle sue miserie, et di fomento del suo fuoco; narra anchora come andava osservando le frodi litigiose, et cavillose del foro, et come già era nominato nelle schuole della Retorica, nella quale gonfiato già di vento di superbia, desiderava essere