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TAP — 1015 — TAR


Tappina. s. f. Scarpa da casa, comoda e di varie forme: pianella. Quella leggiera d’estate: babbuccia. Quella più grave, da inverno: pantòfola (Forse dal Gr. ταπεινός: umile).

Tappinaru. s. m. Artefice che fa pianelle: pianellajo.

Tappinata. s. f. Colpo dato colla pianella: pianellata.

Tappinazza. pegg. di tappina.

Tappinedda. dim. Pianelletta, pianellina, pianelluccia.

Tappinu. V. tappina.

Tappinuna. accr. di tappina.

Tappiteddu. dim. di tappitu: tappetino.

Tàppiti. Voce onomatopeica di cosa che urti o caschi facendo rumore: tàppete. || Di cosa fatta presto o inaspettata: taffe. || tappiti all’acqua, balordo: pappacece.

Tappitu. s. m. Coperta di seta o di lana lavorata o no, per coprire tavole, o i pavimenti delle stanze: tappeto. || T. giard. Pezzo di terra a forma di prato con diversi fiori che si fa con ornamento nei giardini: tappeto. || Per sim. qualunque cosa di che sia ingombro il suolo.

Tappu. s. m. Turacciolo per botti, conche, truogoli ecc.: tappo. || Stoppa o altra materia che si mette nella canna da schioppo, o simile, acciò la polvere e la munizione vi stia calcata: stoppaccio, stoppàcciolo. || Bugia, trovato non vero: carota, bomba. E anco per burla. || chinu a tappu: pieno zeppo. || satari comu un tappu di masculu, saltar in aria per sorpresa; andar via prestamente, per fare checchessia, o scacciato; perdere un impiego, e simile. || abbuttatu comu un tappu, fig., quando alcuno ha accumulato nello interno grande ira: far saccaja. || serviri pri tappu di cannuni, per servigio vile o rozzo. Gigli scrisse: perchè detta opera (era la storia dell’Eresia del Bernini) non può fare alcun colpo contro gli eretici, se non quanto serve di zaffo per i moschetti. || Onde nun essiri bonu comu un tappu di cannuni, non esser buono a nulla: coccia ripiena di pappa. || essiri tappu di la stissa lignami, V. in cugnu. || tappu di..., pezzo di... p. e. tappu di minchiuni.

Tappuni. accr. di tappu.

Tapuni (A. posto avv. V. tantuni (Pasq.).

Tar. V. tauru. Così a S. Fratello.

Tara. s. f. Defalco che si fa a’ conti nel saldarli: tara. || Quel tanto che si calcola doversi scemare nel peso per funi, cassa, involti o recipienti, dai generi da vendersi: tara. || Quello che dànno di più i trafficanti di alcune merci a chi ne compera in grosso: soprammercato. || Fichi selvaggi infilzati in un filo, appesi a un ramo di fichi, perchè andandovi certi insetti impediscano poi al fico di cascare || fari o livari la tara, si dice del credere meno di quel che si ode: tarare.

Tarabballà. s. m. Chiasso, confusione di cose: arruffio, buscherìo. || Scompiglio, baruffa: abbaruffio.

Taralla. s. f. Anello: campanella. || Dolciume di farina intrisa coll’uovo, zucchero ed altro ridotto in pasta circolare e tosta: ciambella.

Taralluccia. s. f. taralla più piccola: ciambelletta.

Tarantella. s. f. Sorta di danza propriamente napolitana, popolare e gaja: tarantella.

Tarantellu. s. m. Pezzo di qualità inferiore, che si dà da alcuni bottegai a compratori per giunta, parlando però di commestibili: tarantello (An. Cat.).

Tarantula. s. f. T. zool. Insetto noto: ragno, ràgnolo. Aranea L. || – nacalora, ragno delle Puglie velenoso: taràntola (Sp. tarantola).

Tarantulazza. pegg. di tarantula: ragnaccio.

Tarantulicchia. dim. Ragnateluccio.

Tarantuluna, Tarantuluni. accr. di tarantula.

Tarasciari. V. strascinari. || V. passari (An. M.).

Tarasculi. V. trampunarìa.

Tarassacu. s. m. T. bot. Sorta di pianta: dente di leone, tarassaco, capodifrate. Leontodon taraxadum L.

Tarca. s. f. Velo nero una volta usato dalle donne in segno di lutto. || Per uomo dappoco: mocceca (Pasq. dall’Ar. taracho: mestizia).

Tarchia. s. f. Parte della testa del bue che cuopre la mascella. || pl. tarchi diconsi quelle parti del terreno che formano i bordi dell’apertura delle branchie, alcuni pezzi della testa non mangiabili di certi pesci.

Tarchialora. Nella frase essiri a la tarchialora, cioè quando d’inverno vi è un po’ di sole caldo (Vinci da ταριχος: secco).

Tarchiarutu. add. Di grosse membra: tarchiato.

Tarcu. V. talcu.

Tardamenti. avv. Con tardanza: tardamente.

Tardamentu. s. m. Il tardare: tardamento.

Tardanza. s. f. Il tardare: tardanza.

Tardari. v. intr. Indugiare, trattenersi: tardare. || nun tardari di fari ’na cosa, non esser lento, esser sollecito a farla: non tardare di far checchessia. P. pass. tardatu: tardato.

Tardettu, Tardiceddu. V. tarduliddu.

Tardiolu. add. Che tarda a maturare, a fiorire: tardivo, tardio, seròtino. || Detto di persona, pigro: tardo.

Tardità. s. f. Qualità di ciò o di chi è tardo: tardità.

Tardìu, Tardivu. V. tardiolu.

Tardu. add. Pigro: tardo. || fig. Grossolano, materiale. || Fuor di tempo, o sia allo scorcio della stagione: serotino. || Di corto intendimento: tardo. || Prov. quannu lu tardu ’mpara pigghia ed ardilu, quando il tardivo impara, brucialo. Sup. tardissimu: tardissimo.

Tardu. avv. Fuor di tempo, passata l’ora convenevole: tardi. || Con indugio, con lentezza: tardi. || ntra lu tardu, a la tarda, verso l’ora tarda: al tardi. || farisi, essiri, pariri tardu, esprimono desiderio di voler alcuna cosa con prontezza: farsi, essere, parere tardi. || Prov. megghiu tardu ca mai, è chiaro: è meglio tardi che mai. || cu’ tardu arriva trova l’ossu, ovvero cu tardu arriva mali alloggia, chi non giunge a tempo, non può trovare tutti gli agi che desidera, e così di chi non afferra tosto le occasioni: chi tardi arriva male alloggia. Sup. tardissimu: tardissimo.

Tarduliddu. dim. di tardu: tardetto,