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Caccialaneddu. s. m. dim. di caccialanu: ricciolino, ciuffetto.
Caccialanu. s. m. Strumento uncinato o a punta spirale per trarre lo stoppaccio dal fucile, e simili: cavastracci. || Per sim. di molte cose fatte a quel modo come ricci, nastri ecc. || Capelli lasciati fuori il cappello, innanellati che per lo più indicano braveria: riccio, ciuffo, spezie di quello degli antichi bravi.
Caccialebbri e Caccialepri. V. lattilebbra.
Cacciamentu. s. m. Il cacciare via: cacciamento.
Cacciamurriti. s. m. T. legn. Un ferro con cui i legnaiuoli fanno il minor membro alle cornici: saetta. || Strumento per cacciar in dentro i chiodi: cacciatoja.
Cacciamuschi. s. m. Arnese di un bastone con una gran nappa in cima per lo più di carta, per cacciar le mosche: cacciamosche, scacciamosche.
Cacciari. s. m. Mandar via, spingere: cacciare, scacciare, discacciare. || Incalzare, stimolare: cacciare. || Detto di bestie, farle camminare: cacciare, spronare. || Met. Abbreviare o accelerare una cosa: affrettare, spingere. || Lavorar indefessamente per terminare: bordare. || T. agr. Il buttar il seme. || Prov. nun cacciari nè minari, non far nulla. || cci aviti a cacciari cumanni? modo da bravaccio per dire: ci avete che dire? || cacciari muschi, dicon i mercanti quando non fanno affari: grattarsi la pancia. || Intr. Detto di alcuni commestibili o potabili, conservati più del dovere, vale perder di loro perfezione, farsi stantii. P. pres. caccianti: cacciante. P. pass. cacciatu: cacciato.
Caccïari o Caccijari. v. intr. Il perseguitar le bestie e le bestioline con armi o con ingegni per prenderli: cacciare. || Parlandosi di uccelli: uccellare. || cacciari cu la cucca, uccellar colla civetta, col fischio ecc.: chiurlare.
Cacciàta. s. f. Il mandar via: cacciata. || fari o dari ’na cacciata: accelerare.
Caccïata. Il far la caccia: cacciata.
Cacciatizzu. add. Dicesi del vitello cacciato dalle poppe della vacca: spoppato, svezzato.
Cacciatura. s. f. Abito corto e largo per uso dei cacciatori: cacciatora. || a la cacciatura: alla cacciatora, al modo che usan i cacciatori.
Cacciaturi –tura –trici. verb. Colui o colei che caccia: cacciatore –trice.
Cacciaturisca (A la. V. cacciatura (a la.
Cacciaventu. s. m. T. zool. Uccello di palude e di rapina, di piuma rossiccia; il maschio è più piccolo della femmina: acertello, gheppio, fottivento. Falco tinnunculus L.
Cacciaviti. s. m. T. art. Strumento acconcio a stringere le viti e levarle: cacciavite.
Cacciottu. s. m. Cappello basso per uomo: cappello a pajuolo, pioppino. || Per cazzottu V. || Spezie di focacciuola. || cacciottu ’n frasca, T. capp. Pezzo di feltro simile ad un imbuto, che poi si informa: cappuccio.
Cacciu. s. m. T. agr. Il primo occhio dove è tagliato il tralcio e dee rimettere il nuovo: cacchio, tallino.
Cacciuttata. s. f. Quanto ne cape un cacciottu: cappellata.
Cacciutteddu. s. m. dim. di cacciottu: cappellino.
Càcculu. s. m. Presso i fonditori di caratteri è un vaso di ferro formato sulla parte superiore del fornello, a uso di crogiuolo: padella. (Car. Voc. Met.).
Cachessìa. s. f. T. med. Discolorazione pertinace del volto con debolezza di forze e difficoltà di respiro: cachessìa.
Cachètticu. add. Che patisce cachessia: cachettico. || Persona abitualmente malaticcia: cachettico.
Cacicavaddu. V. cascavaddu.
Cacìcia. s. f. T. bot. Pianta che ha le foglie fatte a lancette intere, dentate alla base; i calici divisi in quattro parti; e la casella con tre punte: guada, guadarella, bietola gialla. Reseda luteola L.
Cacioppu. s. m. Tronco o pezzo di tronco d’albero secco: toppo, sprocco. (Sp. cachopo).
Caciottu. s. m. Spezie di focacciuola.
Cacisi. s. m. T. mar. Testa di forma quadra, in cima all’albero di tal nome, nella quale si contengono le pulegge per issare la vela latina: calcese.
Caciteddu. s. m. dim. di caciu: caciuola.
Càciu. s. m. Latte di pecore, vacche ecc., cagliato, cotto, salato: cacio. || – primusali: caciolino, cacetto, cacio fresco. || cadiri lu caciu nta li maccarruna, succedere una cosa ben a proposito e opportuno: cascar il cacio su’ maccheroni.
Caciummu. s. m. Specie di vetro colorato a globetti, ad uso di collane e simili: conteria, giavazzo.
Caciuni. s. f. Quella donde deriva l’effetto: cagione. || dari caciuni, dar adito, appicco: dar occasione.
Caciunusu. add. Di debol complessione a cui ogni poco d’incomodo o di disagio è cagione di male: cagionoso, cagionevole.
Caciuttaru. s. m. Chi vende caciotti V.
Cacòcciula. s. f. T. bot. Pianta nota; a foglie terminanti con ispina: carciofo. Cynara scolymus L. || Si dice anche il calice del cardo quando è ancora in boccia, e perciò mangiabile: carciofo. || pezza di cacocciuli. T. agr. Luogo piantato a carciofi: carciofaja, carciofeto. || cacocciuli domestichi, è il carciofo senza spine: mazzaferrata. || cacocciula, detto ad uomo vale: caporione. || – di la gula, asprezza nella canna della gola.
Cacuccialaru. s. m. Chi vende carciofi: carciofajo.
Cacucciulidda. s. f. dim. di cacocciula: carciofino, carciofetto. || Calice del cardo selvatico non ancora sbocciato, e che si mangia bollito.
Cacucciulitu. s. m. Luogo piantato di carciofi: carciofeto.
Cacumi. (D. B. e Pasq.) s. m. Uomo di alto grado in qualcosa: cima. (Lat. cacumen: cima).
Cacumidda. V. camumidda.
Cadà. (An. M.) V. deja.
Cadavèricu. agg. Che ha del cadavere: cadaverico.
Cadàviri e Cadàveru. s. m. Corpo morto, e più quello d’uomo: cadavere, cadavero.
Caddarita. t. f. Quel globetto che fa l’aria in passando per qualche liquido: gallozzola. || Per taddarita V.
Caddarizza. V. caddarita.