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nuvoli: chiaro. || Detto d’uovo non fecondo: vano, subscutaneo. E per sim. detto ad uomo: impotente. chiarissimu: chiarissimo.
Chiaru. avv. Chiaramente: chiaro.
Chiaruliddu. V. chiariceddu.
Chiaruri. s. m. Chiaro vivo: chiarore.
Chiaruscurari. v. a. e intr. Dipinger a chiaroscuro: chiaroscurare. P. pass. chiaruscuratu: chiaroscurato.
Chiaruscuru. s. m. T. pitt. Pittura a due colorí chiaro e scuro, con cui s’imitano le ombre e le luci senza badar a colore: chiaroscuro.
Chiàsima. s. f. Quelle macchie che appariscono sulle biade o sulle piante quando intristiscono: ruggine, rubigine. || V. malimiccinu.
Chiassata. s. f. Rumoreggiamento, strepito: chiassata.
Chiassu. s. m. Rumore fracasso: chiasso. || fari troppu chiassu d’una cosa, parlar molto di una cosa, ridirne troppo: far puzzo.
Chiassusu. add. Che ama il chiasso: chiassone. || Detto di vesti o simili, di soperchio lusso, adorno, o di color troppo vivo.
Chiatru. V. gelu.
Chiatta. s. f. T. mar. Barca a fondo piatto: chiatta, piatta.
Chiattaloru. s. m. Colui che conduce la chiatta: chiattajuolo.
Chiattidda. s. f. T. zool. Insetto picciolissimo che molesta le parti pelose come l’anguinaja, le ascelle ecc.: piattone. Pediculus pubis L.
Chiattizza. s. f. Lo stato del corpo animale che è bene in carne: grassezza, pinguedine. || O di cosa piatta e schiacciata.
Chiattu. add. Di superficie piana senza ineguaglianze: piatto. || Pieno di carne: ciccioso, pinzo. || Di cosa bassa e schiacciata: chiatto. || dari di chiattu, colla parte piana dell’arma: dar di piatto. || dirila chiatta o parrari chiattu e tunnu, dir con franchezza: dirla schietta, alla spiattellata.
Chiattuliddu. add. dim. di chiattu, paffutello: grassoccio. || Un po’ schiacciato, chiatto.
Chiattunata. s. f. Colpo dato col piano dell’arma: piattonata.
Chiattuneddi. Sorta di pesci alquanto piatti.
Chiattuniari. v. a. Dar piattonate: piattonare. P. pass. chiattuniatu: piattonato.
Chiavari. v. a. Far entrare per forza: chiavare, conficcare. Met. Usar coito: chiavare.
Chiavata. s. f. Coito: chiavata. || Colpo di chiave.
Chiavatu. add. Chiavato. || Aggiunto a cavaliere di corte che abbia gli onori di maggiordomo: ciambellano.
Chiavatura. V. toppa.
Chiaveddu. s. m. Piccolo legnetto a guisa di chiodo: chiavello, cavicchio.
Chiavera. s. f. Anelletto di ferro con uncino, in cui son invitate le chiavi: campanella. || T. orolog. Cerchietto di metallo invitatevi intorno chiavi d’oriolo di varie dimensioni: stella. || Per acchittera V.
Chiaveri. V. chiavitteri. || Chi tien in custodia le chiavi: chiavajo.
Chiavi. s. f. Strumento noto per aprir e chiudere lo toppe: chiave. || – masculina, quella senza buco: chiave maschia. || – fimminina, quella col buco: chiave femminina. || Quella figura musicale che dinota la varietà de’ tuoni: chiave. || Contraccifera onde si spiega una cifera: chiave. || Quegli uncini sui fornimenti del cavallo, entro cui passan le redini: chiavarde. || T. tess. Denominazione generica di quei legni orizzontali, i quali superiormente e inferiormente formano co’ brancali l’ossatura del telajo: traverse (Car. Voc. Met.). || T. art. Qualunque strumento d’invitar e svitare, aprire o serrare: chiave. || – di l’arcu, quella pietra tagliata a conio, che è in mezzo dell’arco nella parte più alta, e serve a serrarlo: chiave dell’archivolto, serraglio. || – di catini, quel ferro o legno forte che si ficca a traverso l’estremità delle catene fuori del muro, per tenerle tese: chiave. || Pezzetto di metallo che alzandolo o abbassandolo apre e tura i buchi degli strumenti musicali: chiave. || Prov. la chiavi di l’oru apri a tutti banni, ovvero apri porta di ferru chiavi d’oru: colle chiavi d’oro s’apre ogni porta. Il danaro è potentissimo. || Quel segno che si mette al fine delle scritture pubbliche per segnar il sito delle sottoscrizioni. || aviri la chiavi d’una cosa, conoscere o aver il vero mezzo di conoscere: aver la chiave d’una cosa. || – di la percia: cavicchia. || Prov. la chiavi a la cintura e lu focu a lu pagghiaru, quando uno crede essere sicuro, ed è più che mai in pericolo.
Chiaviruni. (Scob.) V. palu.
Chiavitta. s. f. T. mar. Pezzo di ferro a cuneo che si mette nel foro aperto alla estremità di un perno di ferro per fermarlo al suo luogo: chiavetta (Zan. Voc. Met.).
Chiavitteri. s. m. Artefice di piccoli lavori di metallo come toppe, chiavi ecc.: magnano, chiavajuolo.
Chiavuzza. s. f. dim. di chiavi: chiavetta.
Chiazza. s. f. Luogo spazioso, circondato da edifizii: piazza. || Per sim. spazio grande e voto: piazza. || Luogo dove si fa mercato: piazza. || Città o terra fortificata e presidiata: piazza, piazza d’arme. || L’universale de’ mercanti di una città: piazza. || fari lu beddu di chiazza, modo prov., si dice dello starsene ozioso, senza volere far niente: far il bello in piazza. || T. mar. La parte della coperta tra i castelli di poppa e di prua: piazza. || fari la chiazza, fortificar con verghe le pance delle nasse per non cedere.
Chiazzaloru. s. m. Chi s’avvolge sempre per le piazze: piazzeggiante.
Chiazzata. s. f. Chiassata, strepito: piazzata. || fari ’na chiazzata, dar materia di ridere alla gente, col pubblicar cosa che saria meglio tacere: far una piazzata.
Chiazzetta. s. f. dim. di chiazza: piazzetta.
Chiazzittedda. s. f. dim. di chiazzetta: piazzuola.
Chica. V. piega.
Chicari e il P. pass. chicatu V. piegari. || Per arrivare (Dal Gr. κιγεω: pervengo).
Chicatura. s. f. Piegatura.
Chicaturi. s. m. Strumento di legno che si usa dai bottai per piegar le doghe: modano.
Chicchïamentu. s. m. Il balbettare: tartagliamento.
Chicchïari. v. intr. Pronunziar male e con difficoltà le parole per impedimento di lingua, frammettere in favellando la lingua: tartagliare, balbettare, incheccare (Fanf. Voc. d. u. Tosc.).