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CIC — 201 — CIL


Cippettu. V. cipettu.

Cippu. s. m. Base o piè dell’albero: ceppo (A. V. ital. cippo, Tesoretto) V. zuccu. || Quel legno su cui si decapitavano i rei: ceppo. || Piede dell’albero tagliato che serve per ardere: ceppo. || Quel pezzo di tronco sul quale i macellai battono la carne: ceppo, tagliere. || – di la ’ncunia, quel toppo di legno, su cui è fermata l’incudine: ceppo dell’incudine. || Ogni pezzo di pedale grosso, di qualunque albero tagliato, qualunque pezzo informe: toppo. E se piccolo: toppetto. || met. Origine, cespite d’una famiglia: ceppo, stirpe. || T. mar. Travicello, e talora due simili, riuniti l’un con l’altro, quasi in forma di manico di succhiello, e tenuti in sesto da chiavarde, da viti o fasciature di ferro, i quali legni prendono in mezzo il quadro e i due dadi dell’àncora: ceppo dell’àncora (Car. Voc. Met.). || T. tip. Traversa orizzontale fermata ai cosciali del torchio a poca distanza dal mozzo inferiore, (tressu) e immediatamente sotto del cappello: mozzo superiore.

Cipressu. s. m. T. bot. Albero noto che si pone per lo più ne’ cimiteri: cipresso. Cupressus pyramidalis L. || Legno di detto albero: cipresso.

Cipudda. s. f. T. bot. Pianta nota, a foglie: cipolla. Allium caepa L. || spogghi di la cipudda: buccia o tunica. || – Trupia o di Calavria: cipolla di Calabria. || pidduncia di la cipudda, quelle pellicole che sono nell’interno delle costole: pellicine. || Prov. aviri lu cori comu ’na cipudda, che non s’affeziona a nessuno veramente, simula o s’affeziona con tutti: aver il cuore a spicchi come l’arancia. || essiri duppiu comu li cipuddi, simular e dissimulare, non esser sincero: essere più doppio che una cipolla. || si nun voi agghi ti pigghi cipuddi, prov. di chi costringe altri a tacere se non vuol il peggio. || T. zool. Sorta di pesce di mare: scorpione. || Termine generale de’ bulbi di alcune piante V. cipulletta. || Vizio nell’osso del dito grosso del piede che diviene sporgente di fianco e sformato: nocca, pàtola (a Firenze).

Cipuddaru. s. m. Chi vende cipolle: cipollajo.

Cipuddata. s. f. Specie di vivanda contadinesca di cipolle e zucche trite: cipollata. || Le cipolle peste, che si applicano esteriormente in certi malori, a guisa di cataplasma.

Cipuddazza. s. f. pegg. di cipudda: cipollaccia.

Cipuddazzu. s. m. T. bot. Pianta che ha i fiori nudi, le brattee troncate: cipolla squilla. Scilla maritima L. V. scilla.

Cipuddetta. V. cipulletta.

Cipuddina. s. f. dim. di cipudda: cipollina, cipollino, cipolla fresca. || Pianterelle tenere di cipolla, che servono per trapiantare: cipollina. || Seme di cipolla.

Cipuddinu. s. m. T. min. Pietra men dura del porfido, di color verde e gialletto, ha dentro alcune macchie nere e bianche: cipollaccio.

Cipuddotta. s. f. dim. di cipudda: cipolletta.

Cipudduna, Cipudduni. accr. di cipudda: cipollone.

Cipuddusu. s. m. T. legn. Dicesi per sim. del legno che è soggetto a sfogliarsi: cipolloso.

Cipudduzza. s. f. dim. e vezz. di cipudda: cipollina. || Per tazzetta V. || Per caddu V.

Cipulletta. s. f. Nome generico di tutti que’ corpi carnosi rotondi, o pure ovali, che nascono sulle cime delle radici, i quali contengono lo embrione di una novella pianta: bulbo, cipolla.

Cira. s. f. Quella materia molle e gialliccia della quale le api compongono i loro fiali, e che poscia si riduce bianca: cera. || Tutte quelle cose composte di cera e bambagia per uso di ardere, candele, torce ecc.: cera. || – virgini o giarna, è la cera come resta in massa appena cavatone il mele: cera gialla o vergine. || – nostrali, le candele lavorate in patria e non molto bianche. || – di Venezia, è quella ridotta al sommo grado di bianchezza e per anton. ogni cosa bianchissima. || – di tenebbri, è quella non depurata, e che per lutto usasi in chiesa nei dì di martorio. || – di Spagna, una composizione di resina lacca, spirito, rosso o altro colore, che serve a suggellare: ceralacca. || – di scarparu o – nivura, specie di pegola che i calzolai impiastrano nel loro canapo: pescia (a Firenze o a Siena). || a cira, avv. perfettamente, appunto, bene: a modo, a pennello. || a cira ch’adduma, buonissimo: co’ fiocchi.

Cirana d’arvulu. s. f. T. zool. Specie di ranocchio. Hyla hybrida.

Ciraru. s. m. Artefice che lavora, o vende cera: cerajuolo. || Chi lavora figure di cera: cerajuolo.

Cirasa. s. f. T. bot. Pianta di frutto noto: ciriegio, ciliegio, ceraso. Prunus cerasus L. || Frutto di esso: ciriegia, ciliegia, cerasa. || – di sciorta, molto grossa: marchiana. || Legno di ciriegio: ciriegio. || Prov. li paroli su comu li cirasi, cioè una parola tira l’altra: le parole son come le ciriegie. || sunnu beddi li pruna e li cirasi, tinta dda panza chi pani ’un ci trasi, gli accessori senza il principale non valgono a nulla. || l’amicu cirasa V. amicu. || cirasi e ficu, siacci nnimicu, bisogna andar a fondo nella rimonda: siate pur nemico, di ciliegie e fico. || – caddusa o castagnara: ciliegia duracina. || – cappuccia: ciliegia turca o nera.

Cirasedda. s. f. dim. di cirasa, frutto: ciliegetta.

Cirasola. add. V. oliva cirasola.

Cirasolu. s. m. Colore simile alla ciliegia: ciliegiuolo. || Una specie di vino: ciliegiuolo.

Cirasolu. add. Che ha sapore o colore di ciliegia: ciliegiuolo.

Ciratu. s. m. Sorta di medicamento per uso esterno nella cui preparazione entra una dose di cera: cerotto (Fr. cerat).

Ciràula. s. f. Donna che va bighellando e cianciando: girandolona, ciarlona.

Ciràulu. s. m. Cantambanco, venditor di bagattelle: cerretano, bighellone. || Per sim. loquace, gàrrulo: ciarlone. (Pasq. Gr. κεραυλης: suonator di tromba, per simil.).

Cirbatu. add. Stimato, benveduto; essiri cirbatu: esser il cucco, il beniamino.

Circa. prep. che vale intorno, ed accoppiasi al secondo, al terzo o al quarto caso: circa. || avv. Quasi, poco meno, presso: circa.

Circàbbili. add. Che si può cercare: cercabile. Sup. circabbilissimu: cercabilissimo.

Circamentu. s. m. Cercamento.

Circari. v. a. Adoperarsi per trovare ciò che si desidera: cercare. || Richiedere, domandare: cercare. || Procurare, procacciare: cercare. || Esaminare: cercare. || Tastare per veder di trova-