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FOG — 395 — FOR


viso in più pagine secondo in quanto è piegato: foglio. || Per pagina. || Giornale, periodico, gazzetta: foglio. || ’n fogghiu, T. lib., Si dice de’ libri della grandezza di un foglio ripiegato: in foglio. || a fogghiu a fogghiu o fogghiu pri fogghiu, parte per parte, minutissimamente: a foglio a foglio, foglio per foglio. || mannari a fogghiu quintu, mandar via, al diavolo, con Dio, ecc. (Anco in Toscana v’è chi pronunzia fogghio, Nerucci).

Fògghiuli Fògghiuli. Posto avv. A guisa di foglie, o a parte a parte: a foglia a foglia.

Fòggia. s. f. Maniera, guisa: fòggia. Onde a foggia di...: a foggia di... || Usanza di vestire o che: foggia. || T. zool. Uccello acquatico nero, col capo simile alla gallina; becco conico e lateralmente compresso; fronte calva e coperta d’una membrana callosa: fòlaga. Fulica, fulix L.

Foggiari. v. a. Dar foggia: foggiare. P. pass. foggiatu: forgiato.

Foglia. V. fogghia.

Foliari. v. a. Porre i numeri ai fogli de’ libri: cartolare.

Fòliu-Indianu. s. m. T. bot. Albero di Siria detto anco Malobatro, dalle foglie bislungate del quale si trae un olio odoroso: folio, folio indo. || ’n foliu. T. lib. V. ’n fogghiu alla voce fogghiu.

Fomentari. v. a. Applicar il fomento: fomentare. || met. Incitare, promuovere: fomentare. P. pass. fomentatu: fomentato.

Fomentaturi –trici, verb. Chi o che fomenta, istiga: fomentatore –trice.

Fomentazioni. s. f. L’atto del fomentare: fomentazione.

Fomentu. s. m. Applicazione di una sostanza semplice o medicata sopra una parte del corpo, per calmar dolori, ecc.: fomento. || Tutto ciò, che in qualsiasi modo, esteriormente applicato al corpo, lo riscaldi: fomento. || Per sim. checchè promuova, istighi, accresca l’attività di chicchessia: fomento.

Fòmiti. s. m. met. Qualsivoglia casa che continuamente istighi, provochi: fòmite, fòmito.

Fondau. V. fadali. A Nicosia.

Fonti. s m. e f. Luogo onde scaturiscon acque: fonte. || Pila posta sotto dove vien l’acqua doccionata nelle case: acquajo. V. anco funticeddu. || Vaso dell’acqua benedetta nelle Chiese: fonte. || met. Origine: fonte. || aviri lu casu in fonti, aver un esempio autentico che calzi: veder una cosa in fonte. || T. pesc. Rete di spago per dove entra il pesce nella manica.

Fora. Voce del verbo essere: sarebbe; e poet.: fôra.

Fora. prep. che nota separamento o distanza, s’accompagna al quarto e al secondo caso: fuora, fuore, fuori, o fora come dicon i Toscani. || – tempu, in tempo non proprio: fuor di tempo. || – usu, diversamente dell’uso: fuor dell’uso. || – moda, non in moda: fuor di moda. || – modu, – misura, smisuratamente: fuor di modo, fuormisura. || Per fuorchè, eccetto che: da ciò in fuori, fuor solamente, fuor di... || Oltre, al di là, di più: fuori. || – jocu, non partecipe, estraneo: fuor del gagno. || nesciri fora o di fora, non esser compreso, esser privo di una cosa: esser fuori di una cosa. || E detto di cosa, riboccare per superfluità. || lu vugghiu nesci di fora, si dice quando non si sa mantener alcun segreto. || fora manu, discosto fuor di via, lontano dall’abitato: fuor di mano. || – tiru, che non si posse arrivare sparando: fuor del tiro. || – strata, nel propr. e nel fig., lontano della via battuta: fuor di strada. || – scaru, appartatamente. || – cuntu, per giunta, per soprappiù, che non è in conto: il contentino. || essiri fora d’una cosa, esser uscito d’un qualche intrigo: esser fuori di qualche cosa. || Per senza: fuori. || fora mi chiamu, ho vinto, dicono nel giuoco: fora mi chiamo, fuori mi dico. || Onde chiamarsi fuori, non averci che fare nè punto nè poco, che si dice pure: dirsi fuori. || di fora via, di paese lontano, straniero: di fuori via. || fora, vale uscito di casa: fuori, e andato fuori. || dòrmiri o manciari fora, fuori la propria casa, in casa altrui: dormire o mangiare fuori. || di fora, fuori città, in campagna: di fuori. || jittari fora: gettar di fuori. || nesciri di fora, traboccare: dar di fuori, p. e. quella pentola bolle troppo, bada non dia di fuori.

Fora. avv. Contrario di dentro: fuora, fuori. || essiri fora, non ritrovarsi in casa: esser fuori. || Allo scoperto, all’aria libera: fuora. || fora fora, dalle parti di fuori: per di fuori. || di fora e fora, nella parte esterna solamente: fuor fuora, fuor fuore. || canusciri di dintra e di fora, conoscere per bene, appuntino. || vucari di fora, T. mar. allontanarsi da terra: allargarsi. E fig. non esser impossibile dissentire, discordare. || di fora banna, d’altro luogo, d’altra persona: d’altronde. || dari o mannari fora, pubblicare: dar fuori. || nesci fora! modo imperioso di scacciare: va fuori! || nun essiri fora...: non esser fuori probabilità: non esser di fuori (Rigutini). || fora di li nostri pudii, e unni sbatti sbatti, frase egoistica di chi pur di trovarsi fuori del pericolo, poco si cale che esso incolga altrui.

Foraggiari. v. intr. Andare per foraggio: foraggiare. || furaggiarisilla, fuggire: fumarsela, battersela.

Foràggiu o Furàggiu. s. m. Provvisione di fieno, paglia, orzo, avena, ecc. per lo bestiame particolarmente nella guerra: foraggio. || L’atto del foraggiare: foraggio, foraggiamento.

Forami. V. pirtusu.

Foràniu. add. Quegli che il Vescovo ordina per trattare nelle parocchie di campagna: foràneo. || add. Del foro: foraneo.

Foranu. add. Di fuori, estraneo: forano.

Forari. V. spirtusari.

Forascitu. V. foruscitu.

Forasìa! Voce composta da fora e sia, cioè non sia mai: tolga Dio!

Forasterariu. s. m. Colui fra i monaci che aveva l’uffizio di accogliere e far servire i forastieri: forastierajo.

Forasteri. Di altra patria: forestiere, forestiero. || L’usiamo anco per: straniero, cioè d’altra nazione, più di forestiere. || Ospite, cioè colui che da fuori vien ad alloggiar in casa nostra: forestiere.

Foràsticu e Furesticu. add. Cha fugge ogni compagnia: foràstico.

Forbannitu. V. sbannutu (A. V. ital. forbannuto).