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GIL — 436 — GIO


Gilusamenti. avv. Con gelosia: gelosamente.

Gilusazzu. pegg. di gilusu: gelosaccio.

Gilusìa. s. f. Passione e travaglio d’anima per timore che altri goda la cosa amata o propria: gelosìa. || fig. Sospetto o timore: gelosìa. || Prov. cu’ pati gilusìa rusica favi, chi ha gelosia sempre si stizzisce. || Certo ingraticolamento che si tiene alle finestre: gelosìa. || T. bot. Pianta bella da giardini; con foglie miniate di verde, giallo ed incarnate: fiore di gelosìa, amaranto variato. Amaranthus tricolor L.

Gilusiàrisi. v. rifl. pass. Divenir geloso, pigliar gelosia: ingelosire (v. intr.). || Detto delle bestie: insospettirsi, aombrare. P. pass. gilusiatu: ingelosito, aombrato.

Gilusissimamenti. avv. sup. Gelosissimamente.

Gilusu. add. Travagliato da gelosia: geloso. || Sollecito, pauroso: geloso. || Detto di oggetto delicato o da esser maneggiato con cura: geloso. || Prov. li gilusi morinu curnuti: Chi è geloso è becco, avviso a chi spetta! || cui nun è gilusu nun è amanti, la gelosia certo nasce dall’amore. Sup. gilusissimu: gelosissimo.

Gilusuni. accr. di gilusu: di molto geloso.

Gimellu. V. jémmulu.

Gimiari. (Pasq.) v. intr. Lagrimare e pianger pianamente: gémere.

Gimimentu. (Pasq.) V. gemitu.

Gimitriamentu. (Scob.) s. m. Lo abbacare: abbacamento.

Gimitriari. v. intt. Metter la mente in una idea complicata, ponderando, considerando: abbacare. || Volger la mente per ordire una trama: mulinare, macchinare. || – lu ciriveddu. V. allammicari. || Metafora pigliata dalla geometria, come l’italiana è presa dall’àbbaco.

Gincili. V. cingili.

Ginestra. V. jinestra.

Gingìbbaru. s. m. Aromato di sapore simile al pepe: zènzero, gengiovo.

Gingili. V. cincili.

Ginìa. V. genìa. || V. jinìa.

Ginialeddu. dim. di giniali.

Giniali. V. geniali.

Giniazzu. pegg. e accr. di geniu: geniaccio.

Ginìparu. V. jiniparu.

Ginirali. V. generali.

Ginirari. V. generari.

Ginirusitati. V. generusità.

Ginisi. s. m. Polvere di carbone, o carbone minuto: carbonigia. || – di la forgia, quello delle fucine: brasca. (O dallo Sp. ceniza: cenere; o dall’ital. cinigia: cenere calda e che ha del fuoco).

Ginnàsiu. s. m. Scuola di grammatica in fino a rettorica: ginnàsio.

Ginnàstica. s. f. Esercizi del corpo per acquistare forza e destrezza: ginnàstica.

Ginocchiu. V. dinocchiu.

Gintagghia. s. f. Gente vile e abbietta: gentaglia.

Gintareddi. pl. dim. Gente di poco conto: genterella.

Gintazza. pegg. di genti: gentaccia.

Ginticeddi. dim. Genticciuola.

Gintildonna. V. gentildonna.

Gintilìa. (Venziano e Caruso) V. gentilìa. E così i simili.

Gintuzzi. dim. Gente vile o di poco conto: gentuccia.

Ginucchiari. V. agginucchiari.

Ginuina. s. f. Sorta di antica moneta di Genova: genovina.

Ginuinu. V. genuinu.

Ginuisateddu. dim. di ginuisatu: orticello.

Ginuisatu. s. m. T. agr. Spazio di terra dove si coltivan ortaglie: orto (Chi sa che non derivi dall’esser la Riviera di Genova ben coltivata ad orti e giardini?).

Ginuisi. Dice Vinci che significava uomo parco, secondo i costumi dei Genovesi.

Ginziana. V. genziana.

Ginzianedda. (D. B.) Pianta che ha quasi la stessa virtù della genziana: cruciata.

Gioda. s. f. Combriccola, moltitudine di ribaldi: ribaldaglia (Mal.) A me pare più vicino all’ital. geldra, in senso di moltitudine, anzichè all’ebraico jadah: mano, quindi mano di gente, come cenna Pasq.

Giògghiu. s. m. T. bot. Pianta che nasce fra le biade il cui frutto è nero: lòglio. Lolium tumulentum L. || curriri giogghiu ad unu, essere in calamità, incorrer pericoli.

Gioja. s. f. Pietra preziosa: gioja. || Di cosa goduta da chi ne è immeritevole si dice: è ’na gioja ’ngastata ’nt’on occhiu di zappa. || fig. Cosa da aver cara e in gran pregio: gioja. || gioja o gioja mia, si dice a persona cara, e talora ironicamente: gioja, bella gioja. || Allegrezza più viva e intensa: gioja.

Giojellu. s. m. Più gioje legate insieme da portarsi per ornamento: giojello. || Un lavoro di oro: giojello.

Gioppu. s. m. Còccola dura, liscia e lucida di una pianta, da cui si fan corone: lagrima di Giobbe. Coix lacryma Job L.

Giornaleddu, Giornalettu. dim. di giornali: giornaletto.

Giornali. s. m. Libro in cui i negozianti notano dì per dì le loro partite: giornale. || Quel foglio quotidiano dove si notano i fatti del giorno: giornale. || essiri lu giurnali di lu paisi, saper tutto ciò che succede, esser intrigante.

Giornalìsimu. s. m. L’insieme de’ giornali che si stampan in una nazione: giornalismo. || L’arte di compilare giornali: giornalismo (Fanf. Voci del parlar fior.).

Giornalista. s. m. Scrittore di giornale: giornalista.

Giornalmenti. avv. In ciascun dì: giornalmente.

Giornu. V. jornu.

Giotta. V. zotta, detto d’acqua però, o simile.

Gioveddì. V. jòvidi.

Gioventù. s. f. Quando significa l’età giovanile, quella che segue all’adolescenza: gioventù e giovanezza. || Quando significa moltitudine di giovani: gioventù. || Prov. gioventù disordinata fa la vicchiaja tribulata: gioventù disordinata fa vecchiezza tribolata. || mentri sì ’n gioventù acquista virtù, è chiaro. || cu’ in gioventù nun fa qualchi pazzìa, la fa in vicchiaja: chi non fa le pazzie in gioventù, le fa in vecchiaja.

Gioviali. add. Piacevole, di buon umore: gioviale. Sup. giovialissimu: giovialissimo.

Giovialità. s. f. Qualità di chi è gioviale: giovialità.

Giovialuni. accr. di gioviali: giovialone (Rocca).