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LUM — 545 — LUN


Lumiunarìa. s. f. Sciocchezza: scimunitàggine, scempiàggine.

Lumiunata. s. f. Colpo di limone tirato per dileggio. In Firenze non butterebbero certo limoni perchè costano, ma mele o torsoli, onde direbbero: melata, torsolata.

Lumiunazzu. pegg. di lumiuni. || Detto a uomo baggeo, scemo: citrullone, sparagione.

Lumiuncella. V. limuncella.

Lumiuneddu. dim. di lumiuni: limoncello.

Lumiuni. s. m. Albero e frutto noto: limone. || Citrus medica L. || Per ispregio detto ad uomo balordo: pascibietola, citrullo. E si suol dire lumiuni senz’ariddari: baccellone, svivagnato. || farisi tirari li lumiuna, farsi fischiare: farsi tirar le mele.

Lummaggini. V. lumbaggini.

Lummardìsimu. s. m. Il ceto de’ lummardi. V.

Lummardu. V. facchinu. || Colui che vende vino nelle canove: canovajo, bettoliere. Forse perchè in un tempo dovettero esser Lombardi i canovai.

Lummezzu. V. puntetta.

Lummi. V. lummu.

Lummiceddi. (D. B.) dim. Lombetti.

Lummu. s. m. Arnione vestito co’ suoi muscoli e con i suoi intengumenti: lombo.

Lumunata. V. limunata.

Luna. s. f. Pianeta noto: luna. || – criscenti, nova, mancanti ecc., maniere che denotano il crescere o diminuire: luna crescente, nuova, scema ecc. || Il tempo del suo corso visibile: luna. Onde dicesi due lune, tre lune ecc. || Per sim. la parte calva del capo umano: calvizie, zucca monda. || Umore; disposizione d’animo: luna. || lustru di luna: lume di luna. || menza luna, ciò che ha figura di un mezzo cerchio quasi: mezza luna. || secunnu la luna, secondo come mi salta in capo: secondo la luna. || luna di meli, si dice il primo tempo del matrimonio: luna di miele. || aviri la luna, essere di mal umore, di strane idee: aver le lune, la luna matta, le lune rovesce. || truvari unu in bona luna, disposto a compiacere: trovar uno in buona luna. || pariri ’na luna nova, di chi ha un grosso volto e tondo: parere la luna in quintadecima. || Prov. luna curcata, marinaru addritta, quando non vi è luna il marinaio bisogna che stia più attento poichè non ha l’aiuto del chiaro di luna. || fari a vidiri la luna nta lu puzzu, dar ad intendere una cosa per un’altra, far credere ciò che non è: mostrar la luna nel pozzo. || la luna mastra di marzu guverna, la luna maestra di marzo governa. || la luna di san Micheli guverna se’ misi: la luna settembrina seco sette ne trascina. || all’ossu, all’ossu di la luna e cu’ l’ascia s’incuruna, cantilena de’ fanciulli in cercando al lume di luna dei pezzetti di ferro o sassetti e simili. || luna lunaria nun ci vegna e nun ci para, che la luna troppo estrosa fa male.

Lunanti. add. Sinonimo di scalvaratu: zuccone. || Bisbetico, pazzotico.

Lunaredda. V. lodanedda.

Lunari. add. Della luna: lunare. || Mensuale: lunare. || signi lunari, dicono gli stampatori quelli che servono per rappresentare nei lunarî i diversi termini della luna: lunari.

Lunària. s. f. T. bot. Pianta alta un braccio e mezzo; foglie cuoriformi, appuntate, dentate, sessili e alterne al di sopra; fiori porporini brizzolati o bianchi, a ciocca terminale e producenti una riliquetta quasi rotonda; lunaria. Lunaria annua L.

Lunariari. v. intr. Mutare, cambiare: variare. Presa la sim. dal lunario.

Lunariista. s. m. Chi fa lunari, chi almanacca su cose future: lunarista.

Lunàriu. s. m. Scrittura in cui son notate le variazioni della luna: lunàrio. || add. Volubile, strano, pazzericcio: estroso.

Lunàticu. add. Colui di cui il cervello patisce alterazione di tempo in tempo, come le variazioni della luna: lunàtico.

Lunatu. add. Di forma curva, come la luna: lunato.

Lunazza. pegg. di luna, ma si dice di capriccio, estro matto, uscita stravagante: estraccio (Tomm. D.).

Lunazzioni. s. f. Tempo del corso della luna, fra due nuove lune consecutive: lunazione.

Lundrinu. s. m. Sorta di panno fabbricato alla foggia di quelli di Londra: londrino.

Lunedda. dim. di luna: lunetta. || Forma di pane gentile: chifel.

Luneddì. s. m. Il secondo giorno della settimana: lunedì.

Lunetta. s. f. T. arch. Quello spazio o mezzo cerchio che rimane tra l’uno e l’altro peduccio delle volte: lunetta. || T. oref. Parte dell’ostensorio, a foggia di luna, in cui si adatta l’ostia consacrata: lunetta. || Cerchio superiore delle casse d’orologio all’inglese, che reggon il vetro: lunetta. || T. torn. I fori quadrati degli zoccoli del tornio: lunette. || Le assicelle minori, che mettono in mezzo la mezzana e le contromezzane e compiscono il fondo delle botti, tini ecc: lunette. || T. calz. Pezzetti di pelle che reggono il tomajo là dove s’unisce al quartiere: lunetta.

Lungamenti. V. longamenti.

Lungara. s. f. Specie di rete grande: sagena ovvero gorro (Zan. Voc. Met.).

Lungareddu. dim. di longu: lunghetto.

Lungarìa. s. f. Lunghezza, procrastinazione: lungherìa. || Discorso prolisso: lungherìa, lunghiera.

Lungarina. (Pasq. e D. B.) s. f. Piccola gonnella già usata a foggia degli Ungheri.

Lungarineddu. dim. di lungarinu.

Lungarinu. V. lunguliddu.

Lungarutu. add. Che nell’operar è lento e irresoluto: lungo, tiepido, neghittoso. || Lungo e magro di corpo: fuseràgnolo, spilungone (Sp. langaruto).

Lungazzu. pegg. di longu: lungaccio.

Lunghettu. dim. di longu: lunghetto.

Lunghïamentu. V. dunniamentu.

Lunghïarisi. V. dunniarisi.

Lunghiceddu. V. lunghettu.

Lunghimi. s. f. La seta che serve ad ordire: orsojo. || E di tutti gli altri tessuti non di seta: orditura. || Discorso lungo e nojoso: lungherìa, lungàgnola.

Lunghittu. V. filatu cu lu pirtusu, sorta di pasta.