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LUV | — 548 — | MAC |
Luviuni. (A. posto avv. In eccessiva abbondanza: a diluvio.
Luzzu. V. aluzzu.
M
M. Dodicesima lettera dell’alfabeto: emme, M. || In numero romano vale mille: M. || Riceve avanti a sè la l, la s, la r. || Coll’apostrofe avanti sta per in e precisamente innanzi alle parole che comincino per b, m. p. || Molte parole che dovrebbero cominciare con una m noi le pronunciamo con due, p. e. mmalidittu e così ne ho dovuto registrare molte.
Ma. cong. che distingue, eccettua o contraria: ma. || Particella cominciativa di chi trapassa a diverse cose: ma. || Congiunzione correttiva invece di anzi: ma. || Sta come ripieno p. e. ma però, ma pure ecc. || Seguita dalla chi interrogativa, vale ma che prò? ma che giova?: ma che? || In forza di s. significa minima objezione, opposizione p. e. nun cc’è ma chi teni: non c’è ma che tenga ecc. || ma per mia. V.
Ma’. V. mai: ma’.
Mà. Per mamma o madre. In quasi tutta Italia è comune quest’apocope mà per mamma.
Maagna. V. magagna.
Maaru. V. magaru e derivati. Per fognatura della g.
Macacu. s. m. T. zool. Spezie di scimmia, con lunga coda, natiche nude e callose, di pelo verdiccio: macacco. || Per beffa o spregio si dice a uomo soro, melenso.
Macadaru. s. m. Luogo di riunione per conversare o sollazzare: ritrovo, raddotto. || Talamo nuziale. Onde, sediri comu la zita a lu macadaru, star in pompa. Arabo chadar a cui si aggiunge la m per formar il nome; significa cubicolo, talamo. Pasq.
Macadurìa. s. f. Sordidezza, mancanza di nettezza: sudicerìa, sporchezza.
Macaduru. add. Sporco: sùdicio, lordo. || Si dice a chi va malmesso e sporco: sciattone. (Pasq. lo vorrebbe dal Gr. μακκοᾶν: stolto, fatuo).
Macagna. V. magagna.
Macari. partic. copulativa. Eziandio, parimenti: anche, ancora. || Per pure. || macari Ddiu, esclamazione, Dio il voglia: magari! magari Dio!
Macàu. s. m. Giuoco di carte.
Maccagnanu. V. tuppu.
Maccagnu. V. maccagnuni.
Maccagnunazzu. pegg. di maccagnuni: poltronaccio, bighellonaccio.
Maccagnuneddu. dim. Poltroncello.
Maccagnuni. add. Dappoco, che poltrisce: poltrone, bighellone. (Dal Lat. ganeo, onis: vagabondo. Pasq). || Berretto dei bambini per parar loro le botte nelle cadute: cercine.
Maccarìa. s. f. Calma di mare: maccherìa. || Per abbondanza: macca. Onde essiriccinni d’una cosa a maccaria: essercene a macca. || Per guasto, danno. (Caruso).
Maccarrònicu. add. Di composizione piacevole, mischiata di volgare e di latino: maccheronico. || Detto di verso rozzo e cascante: maccheròneo.
Maccarrunarìa. s. f. Sciocchezza: scioccàggine.
Maccarrunaru. s. m. Chi fa o vende maccheroni: maccheronajo. || la calata di li maccarrunara, nome d’una strada di Palermo, ma in gergo vale: lo esòfago.
Maccarrunata. s. f. Corpacciata di cannelloni. E se di maccheroni: maccheronata. || Paglia e crusca impastata: impagliata.
Maccarrunazzu. pegg. di maccarruni: cannellonaccio. || Maccheronaccio.
Maccarruncinu. s. m. Qualità di pasta, ossia cannelloni sottili: fistiello, fistio piccolo (a Firenze), foratino, cannoncetti.
Maccarruneddu. dim. di maccarruni: cannelloncino. || Maccheroncino.
Maccarruni. s. m. Foggia di pasta a cannello: cannellone, cannoncino. Il maccherone in Toscana è pasta schiacciata in pezzi quadri. || – di zita, più grandi: cannonciotto, cannoncione. || fig. Uomo sciocco, soro: maccherone. || diciamo pure maccarruni senza sali. || T. mar. Pezzi di legno un palmo, in giro nel bordo de’ bastimenti da remo, servono per sostenere le falche: maccheroni (Zan. Voc. Met.). || Prov. cariricci lu maccarruni ’nta lu furmaggiu, di cosa che giunga opportunissima: cascar il cacio sui maccheroni. || simplici comu l’acqua di li maccarruna, persona o cosa che ostenta semplicità, mentre in sè è furbo: esser chiaro come l’acqua dei maccheroni. || manciari maccarruna ’n testa a ’n autru, essere più alto o più d’intelletto: mangiar la torta in capo ad alcuno. || lavatu ’ntall’acqua di maccarruna, uomo sciocco.
Maccarruniata. s. f. Corpacciata di cannelloni; desinare allegramente, in brigata: gozzoviglia.
Macchera. s. f. Strage, uccisione: macco. || fari macchera, fare stragge: far carne (Guerrazzi). || Rovina, fracassamento di checchessia: tristo governo. (Auria lo deriva dal Gr. μακαυθα: gladio. Machera in ital. è spada spagnuola).
Màcchia. s. f. Segno o tintura che resta nella superficie di checchessia, diversa dal colore generale: màcchia. || Parte di diverso colore del pelo o piume dell’animale: màcchia. || – di l’occhiu: leucoma. || – di peddi: macchie epatiche. || Colpa, difetto: macchia. || Tutto ciò che offende l’onore: macchia. || Maniera di ombreggiar e colorire de’ pittori: macchia. || Selva folta da potervisi nascondere: macchia. || iri a la macchia: andar alla macchia. || li macchi hannu l’occhi, e li mura hannu l’oricchi, non bisogna fidarsi a parlare, anche avendo spiato per bene intorno, poichè qualcuno a caso può trovarsi nascosto. || macchia ca cc’è crastuna, si dice quando s’avvede di qualche tranello celato: gatta ci cova.
Macchiari. v. a. Bruttare con macchia: macchiare. || fig. Si dice della coscienza, dell’onore ecc.: macchiare. P. pass. macchiatu: macchiato.
Macchiata. s. f. Il macchiare. || – di lignati, quantità di busse: carpìccio.
Macchïatu. add. Coperto di macchie di vario colore: macchiettato.