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Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/104

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78 argonautica.

Udito i due quel sacramento, l’opra
     355Anelâr dell’aita. Al vecchio innanzi
     Fu imbandita la mensa, ultimo pasto
     All’atre Arpie. Stetter lì presso entrambo,
     Presti a cacciar con le brandite spade
     Le assalitrici. Ed ecco, il vecchio appena
     360Tocco ha del cibo, e d’improvviso quelle
     In un balen, come procelle o fòlgori,
     Dalle nubi erompendo e schiamazzando
     Giù calarono a piombo, ansie di cibo.
     Gli eroi, ciò visto, alto sclamâr; ma, tutte
     365Depredate le dapi, esse per l’aere
     Lungi volâr con gran clangor su ’l mare,
     E un fetore insoffribile affannoso
     Ivi restò. Corser di Borea i figli1
     Dietro quelle co’ brandi, in lor da Giove
     370Tal venne infusa infaticabil lena;
     Chè non le avrìan senza il favor di Giove
     Inseguite così, poi che di Zefiro
     Precorrean desse i procellosi soffii,
     Quando a Finéo, quando da lui per l’aere
     375Veniano a volo. E qual ne’ monti i cani
     Di caccia esperti o le cornute capre
     E le damme inseguendo a fuga corrono,
     E raggiunte l’han quasi, e i musi allungano,
     E fan scricchiar nelle mascelle i denti;

  1. Var. ai v. 367-368. E di puzzo affannoso ivi appestata

    L’aria restò. Corser di Borea i figli