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Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/62

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36 argonautica.

     Mentre intende a ferir Pelope a tergo,
     Spezzasi l’asse, e a terra ei giù precipita.
     Evvi pur Febo Apollo ancor non molto
     965Alto garzon, che d’uno stral già fiede
     Tizio gigante che di lui la madre
     Tira a sè per lo velo audacemente;
     Tizio d’Elara figlio, e cui produsse
     Dal proprio grembo, e il nutricò, la Terra.
     970V’è il Minio Frisso alfin che orecchio porge
     Del montone alla voce; e veramente
     Ascoltar sembra quegli, e parlar questo.
     Stupiresti in mirarli, e udir da loro
     Nell’illusa tua mente aspetteresti
     975Qualche savia parola, in quella speme
     Stando lunga ora a contemplarli attento.
Tale ei vestì della Tritonia diva
     Lavoro egregio; e con la destra impugna
     L’asta possente che Atalanta a lui
     985Diè su ’l Ménalo un dì, dono ospitale,
     A lui fattasi incontro; e avea gran brama
     Di seguirlo; ma savio ei la contenne
     Dal venir, chè temette in fra’ compagni
     Importune eccitar gare d’amore.1
985Così s’avvia vêr la città, simìle
     A fulgid’astro, che novella sposa
     Chiusa in sue nuove stanze ascender vede
     Sovra la casa: per lo cielo azzurro
     Quel fiammeggiando le lusinga il guardo,

  1. Var. al v. 984. Gare importune suscitar d’amore.