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occhi la nuora quasi per leggervi quel che vi era d’entro.

Già non trovava più la dolce pecorella di prima. I preti già l’avevano guastata. Gli occhi del vecchio Maccagno schizzavano fuoco.

— Forse non sono ancora istupidita del tutto — continuò Arabella, ridendo con un piglio ironico, che non era nell’indole sua.

Nello sforzo della passione, la sua bellezza alquanto claustrale si rischiarò e prese in alcuni tratti il vigore di una donna forte che accetta una sfida.

— Lei non conosce i fatti, dice, ma si permette di giudicarli...

— Nossignore.

— Sissignora! — gridò il vecchio, battendo la mano secca e nodosa sulla tavola. E colla furia di chi corre a difendere qualche cosa di prezioso, seguitò: — Io non ho studiato sui libri come lei, ma so leggere più in fondo di lei. Non solo lei non conosce i fatti, ma li conosce male, il che è peggio, e li giudica come li conosce. Avrei molto piacere che lei si tenesse fuori dagli affari che non la riguardano. Scusi... Avrei voluto dirglielo prima, ma spero di dirglielo a tempo.

— Non mi sono messa da me in questi affari che lei dice.

— Lo so, lo so, ma ha fatto male a credere a ciò che dei maligni interessati le hanno scritto...

— Ora è lei che giudica male...

— Maligni interessati, che io chiamerò ad uno ad uno davanti al giudice...

— Ella si irrita inutilmente con me...

— Non inutilmente con chi prende le parti de’