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bottiglie e legna sono andate a finire. E siccome di ladri in casa mia non ne voglio, così domani farò la mia brava deposizione alla Questura.

— O caro signor Tognino, non mi rovini, per carità — proruppe il Berretta, congiungendo le mani in atto di supplica.

— Ah, tu non sai nulla...

— Per i miei poveri morti, per l’anima di quella povera donna, dirò tutto, pagherò tutto, ma non mi faccia, per amor di Dio, questa brutta figura. Servo da trent’anni e non ho mai toccato...

— L’acqua piovana...

— Posso quasi giurare...

— Non hai mai rubato un pilastro, tu: ma il vino ti piace e se è buono meglio.

— Se mi lascia dire confesserò tutto. Sono un uomo onesto.

— Quando non hai sete... — insistette il padrone colla crudeltà di chi piglia a tormentare con una lesina un topo preso vivo nella trappola.

— I casigliani possono far fede che non ho mai toccato un soldo a nessuno.

— Un soldo no, ma trenta bottiglie di vin vecchio a tre lire la bottiglia, fanno quanti soldi? E la legna è venuta da sè a farsi bruciare?

— Allora dica che vuol la mia morte e addio! — esclamò il Berretta, asciugandosi la fronte madida d’un sudor freddo. — Non sa che mi ammazzo, se mi fa questa figura? Io giuro, presente cadavere, mi ammazzo.

— Non hai pensato, o gola lunga, che quel vino poteva farti male? non hai pensato che devi il buon esempio a tuo figlio?