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gani avrebbe detto in sagrestia di Sant’Ambrogio che Olimpia t’ha visto...

— Che cosa ha visto?

— T’avrebbe visto entrare nella stanza della Ratta a cercare una carta...

— Ah sì!... — cantò in tono nasale il vecchio affarista, che non si aspettava questa novità. — Ah, mi ha visto? o bella, o bella! — e ridendo confusamente cercò di nascondere all’occhio fino e indagatore del pignoratario un improvviso turbamento di animo.

Era una testimonianza inconcludente, a rigore, e di nessun valore morale; ma la notte non dormita, l’agitazione dell’animo, lo scoraggiamento da cui sentivasi preso, avvilirono un istante il vecchio navigante, che stentò a vedere i gradini della scala.

Quando furono davanti all’uscio, il Botola lo trattenne ancora due minuti per dargli un altro suggerimento:

— Son persuaso che è tutta una trappola montata dai preti e dall’avvocato, ma ad ogni modo sai che queste donne son sempre pronte a cantare il falso. E in una causa Olimpia non ha nulla da perdere e invece ha tutto da guadagnare, se giura sui santi Vangeli che t’ha visto a cercare una carta. La sua finestra dà precisamente sulla stanza della defunta, e sai che queste donne patiscono la insonnia qualche volta... E poi io prevedo un garbuglio. Olimpia tirerebbe in giudizio Lorenzo, il padre contro il figlio...

— Ti ha... ti ha forse parlato lui di questa faccenda?... — balbettò il vecchio, impallidendo un poco.

— Me ne parlava ieri sera, anzi fu lui che mi fece notare questo pericolo.