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V.


I cattivi affari del signor Paolino.


Il signor Paolino Botta delle Cascine Boazze aveva sposata la vedova di Cesarino Pianelli, madre di tre figliuoli, colle più oneste e generose intenzioni del mondo; ma non andò molto che si accorse di aver fatto uno sproposito. Ai figliuoli si aggiunsero altri figliuoli, mentre i tempi si facevano più difficili pei poveri agricoltori.

Beatrice credette, nel suo placido e incosciente egoismo, di poter godere lautamente dell’abbondanza in cui l’aveva posta suo marito. E questi, d’altra parte, era troppo buono e troppo innamorato, per non aggravare con un sistema di continue debolezze la condizione già cattiva dei tempi e delle cose.

Paolino, non più giovane e poco spiritoso, era in una continua preoccupazione di gelosia e di paura che il Paolino d’oggi potesse, agli occhi della bella moglie, valer meno del Paolino d’ieri: quindi un continuo sforzo in lui di sostenersi in dignità con spese maggiori delle sue forze, con una continua e quasi febbrile ricerca di cose nuove, di dolci sorprese, di tenere improvvisate, di troppo violenti trionfi personali, che a lungo andare, per la legge naturale delle cose, finiscono col logorare le ruote e il carro.