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La «universitas bobacteriorum Urbis» 133

rito anche dal Galletti1, parla di un Carolus primicerius canariorum, e d’un Porfirio primicerius monetariorum, e nota il Galletti che primicerius era il nome dei capi dei singoli collegi così di uffizi come di arti. Cosi pure abbiamo un tal Miccione, notaio regionario, che fu il primo vestarario nel 7722. Epifanio, ordinato patriarca di Grado3, intorno al 606 era primicerius notariorum, e sarebbe qui lungo il far menzione di tutte le scholae palatine4, per le quali erano stabilite le mercedi, e che dovevano probabilmente avere anche speciali statuti. Un abbozzo di statuto si potrebbe, per esempio, vedere in un ordine di Cencio Camerario, in cui stabilisce gli obblighi degli ostiarii5.

Per Roma, la più antica menzione di una forma corporativa di artieri, si può riguardare una indeterminata espressione di san Gregorio circa una società di tinctores6. Probabilmente il passo di Giovanni Diacono7, in cui è riferito, che nel grande registro di coloro che furono partecipi delle elargizioni di grano fatte da Gregorio, accanto ai nomi dei riceventi veniva aggiunta anche la professione, accenna ancora ad un sistema corporativo prevalente nella città. Cosi gli honesti viri del vii ed viii secolo non possono rappresentare che la classe degli artieri8, i quali dovevano essere organizzati in società, come potrebbe apparire dalla chiusa del concilio del 79, in cui furono esclusi dall’elezione al pontificato, oltre che le milizie, anche

  1. Del primic. p. 9.
  2. Galletti, Del vestario.
  3. S. Gregorii Opera, Paris, 1675, epist. viii, 27.
  4. Vedi in proposito la pubiicaz. di Cencio Camerario in Migne, Patrol. lat. Onorio III, fol. 67 sg.
  5. Muratori, Antiq. Ital. I, dissert. iv, carta del 1191.
  6. S. Gregorio, Dialog. 25.
  7. Vita di Gregorio, II, 30.
  8. Hartmann, Urkunde cit.