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136 | G. Ricci |
dire che tutto il commercio risiedesse la loro, come quelle che avevano il privilegio dei mestieri. Crebbe in grande potenza la università dei mercanti, denominazione generale, che, secondo il Gatti[1], abbracciava tutti coloro, che esercitavano un traffico, qualunque esso fosse. Verso la metà del secolo xiii queste diverse classi di mercatores si separarono e ne vennero le principali dei campsores, dei bobacterii e dei mercatores pannorum, ciascuna delle quali avea sotto di sé delle artes submissae. L’importanza dell'Ars mercatorum già nel secolo xii fu grandissima e se ne può avere una prova in una convenzione del 1166 tra i consules mercatorum et marinariorum di Roma ed i consoli del comune di Genova[2].
Queste corporazioni, che dapprima erano surte spontanee, e per sentimento di comunanza tra loro erano state nucleo alla formazione del comune, col tempo si istituirono per semplice scopo tecnico ed economico a protezione degli artieri. Quindi è che, se verso la metà del secolo xiii esse furono in Roma raccolte sotto tredici principali Arti[3], nei secoli posteriori si moltiplicarono a dismisura, sia per la tendenza dei lavoratori a. staccarsi dai maestri ed a costituirsi in corporazione separata; sia per l’introduzione di nuove industrie[4]; sia finalmente per lo scindersi dalle Arti maggiori dei vari mestieri affini e raggrupparsi fra loro in nuove corporazioni[5]. S’intende come in questa guisa scom-
- ↑ Stat. dei mer. p. xxii, nota 2. Vedi anche Doneaud, Sulle origini del comune &c. p. 13; Lattes, Il diritto com. p. 25 sgg.; Pertile, Stor. II, 185 sg.; Hypolit Blanc, Les corporations de métiers &c.
- ↑ Mon. hist. patr. Chart. II, 998, n. 1517.
- ↑ Stat. dei merc. p. 37.
- ↑ A Napoli nel 1456 la seta, nel 1480 la lana (V. Giannone, Storia civile del regno di Napoli, lib. 27); a Roma nel 1589 la seta; v. Tomassetti, L’arte della seta &c. in Studi e doc. di storia e diritto, 1881.
- ↑ A Roma, muratori, stuccatori, pozzatti ed imbiancatori formavano un’unica associazione.