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290 C. Calisse

tuttora inedite, risolvetti di pubblicarle1, accompagnandole da osservazioni che valessero a dimostrarne il valore. Non più di questo: perchè, appena me ne sorse l’idea, esclusi subito un commento diflfuso, fondato specialmente sul confronto degli altri documenti contemporanei, non volendo anticipare, sia pure in piccola parte, ciò che dovrà esser materia del molto più ampio lavoro, che a questo di ora ha dato occasione.

Ed io voglio credere che ciò non debba essere senza alcun profitto. Oltre a quello che gli studiosi potranno trarre dalla conoscenza di tali documenti, potrebbe anche, dal piccolo saggio che io ne offro, nascere in taluno, che il possa, il desiderio che si abbia pubblicato un regesto amiatino. La qual cosa sarebbe di somma utilità, essendo assai numerosi i documenti che si conservano dell’antica badia, ed essendo essi, per la storia giuridica e civile, per le notizie filologiche e topografiche, per lo studio delle condizioni economiche e morali del medio evo, tra i più importanti che io abbia mai conosciuto.

Le pergamene amiatine furono tolte alla badia, lor patria, nella soppressione delle corporazioni religiose del 1808. Furono allora trasportate, insieme agli altri documenti raccolti per tutta Toscana, nell’archivio diplomatico di Firenze, dove soprintendeva il Brunetti, che alcune di queste pergamene ha pubblicato nel suo Codice diplomatico toscano2, e di tutte ha fatto un catalogo, che a me è stato guida nelle ricerche eseguite. Nel 1868, per ottimo consiglio del Bonaini, che pensava doversi le antiche memorie conservare nei luoghi lor propri, per decoro di questi e per maggiore occasione e comodità di studio,

  1. Fino al secolo xii: perchè qui finisce il primo dei tre periodi (il medio evo - la società comunale - la monarchia pontificia), secondo i quali ho pensato di dividere la storia giuridica della regione romana.
  2. Senza pubblicarle di nuovo, ne ho dato il sunto dal n. I al XVII.