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352 C. Manfroni

greta speranza della total rovina di Venezia inducevano il re a stipulare quegli accordi1.

Tutti gli scrittori veneti, senza alcuna eccezione, sono concordi nel riconoscere la mala fede del re Filippo e dei suoi ministri in queste trattative; nè v’era allora alcuno, eccettuati forse il pontefice e M. Antonio Colonna, che, anche dopo la conclusione e la firma del trattato, credesse sul serio alle buone intenzioni della Spagna. Lo stesso gran visir, Mehemet Bassà, come afferma il Longo, fece dire al bailo di Costantinopoli, che «non vedeva perchè la repubblica volesse lega con chi le mancava di fede, e che quali erano stati gli aiuti del Doria, tali sarebbero quelli della lega».

Nè era mancato in Senato chi, ricordando l’infelice risultato della lega fatta nel 1537 con Carlo V e Paolo III contro Solimano2 e l’infida condotta di Andrea Doria

  1. Non si può trattenere il riso leggendo in una delle più stimate opere moderne, l'Histoire de Philippe II di H. Forneron (Paris, Plon, 1881) delle frasi come queste: «Malgré l’accord aussitôt établi entre le pape et le roi d’Espagne, il ne fallut pas moins de six mois pour réconcilier Doria, le maître des meilleures galères de Gènes, avec Colonna qui commandait celles de Rome. Le cardinal Granvelle mit tout son génie à aplanir les obstacles, à concilier les jalousies». Il Forneron non dice donde attinga sì peregrine notizie e mostra d’ignorare perfino che esistano su questo argomento delle storie, scritte su fonti spagnole, come il Lafuente e in parte anche il Rossell, che confessano apertamente l’avversione del Granvelle e degli altri ministri di Spagna contro Venezia e contro la lega.
  2. «Chi di questa lega sì promette fine diverso da quello, che l’ebbe l’altra fatta in questi ultimi tempi contra Solimano, e chi non crede che s’abbiano a rinnovare tosto con nuovo danno ed ignominia nostra i successi della Prevesa e le difficoltà di Castelnuovo, crede che il mondo abbia a mutarsi per noi ed ha quasi diletto d’ingannare se stesso con vane speranze». Discorso di A. Badoaro in Senato, Paruta, op. cit. p. 178. Vedi a proposito della lega del 1537 la Storia veneta del Contarini, par. II, lib. I.