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Vita e diario di Paolo Alaleone 33

cui difficilmente ottenevasi la somma agognata; altri erano lontani e facilmente dimenticavano questa consuetudine o fingevano di dimenticarla; tutte gravi cause, pel nostro diarista, di preoccupazioni e dispiaceri, confessati spesso nel suo diario. Il cardinale Commendone, a mo’ d’esempio, non volle mai riconoscere questo diritto dei cerimonieri e vita durante, cioè per lo spazio di venti anni, non fu pos- sibile persuaderlo a conformarsi alla consuetudine e lasciò che l’Alaleone e gli altri cerimonieri sospirassero lungamente invano. Ma la fortuna arrise loro finalmente, perchè quando morì il cardinale gli eredi sborsarono a un tempo la regalia della sua creazione e quella delle sue esequie, in tutto la bella somma di centocinquanta ducati1.

Quando venne a Roma Ranuccio Farnese, nel 1586, a prestare obbedienza a Sisto V, non volle, con principesca arroganza, sborsare che cinquanta ducati di regalia ai cerimonieri; e l’Alaleone rammenta e rimpiange i cento ducati che l’avo di Ranuccio aveva sborsato venendo a Roma per lo stesso motivo a’ tempi di Gregorio XIII2. L’insolita prontezza invece, con cui il cardinale Mattei pagò all’epoca della sua creazione, risveglia tanta gioia nell’Alaleone che termina esclamando: «et dedit bonum principium; a qui cito dat, bis dat»3. Altrove infine notando la data d’un concistoro4 accenna che s’aspettava in esso la pubblicazione d’una lista di nuovi cardinali; ma vedendo delusa la speranza d’un’ampia messe di ducati d’oro, esclama dolente: «e fu male per noi maestri di cerimonie, che non desideriamo altro che creazioni di cardinali!» Ma mentre egli era si sensibile alle seduzioni delle regalie, era, strano a dirsi, intollerante cogli altri a questo

  1. Diarium, 13 III 158$.
  2. Diarium, 8 III 1586.
  3. Diarium, 23 XII 1586.
  4. Diarium, 9 VI 1593.