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Memoriale di Paolo dello Mastro 77

Ai moti di libertà certo non fu avverso se vediamo, come egli stesso riferisce, che accolse in casa sua e protesse uno di quelli che avevano preso parte al governo popolare sorto nella rivoluzione che costrinse Eugenio IV a fuggire da Roma1. Anch’egli ha per il Porcari una certa simpatia, e se crede che «molti mal garzoni di Roma» fossero compagni di lui nella famosa congiura, tuttavia non può fare a meno di commiserare la triste fine di uno «lo quale era ..... delli più valenti huomini che havesse Roma»2.

L’autore del Memoriale nacque in Roma e romanesco del secolo decimoquinto è l’idioma in cui scrisse. Il manoscritto Soderini (A) ha serbato abbastanza schiette le caratteristiche di questo volgare, si che il Memoriale dopo le Visioni di santa Francesca e il Diario dell’Infessura è terzo dei documenti più sicuri del romanesco di quel tempo3. Trattandosi di un testo che si pubblica principalmente in servigio degli studi storici, non è qui il luogo di indugiarsi in un’analisi particolareggiata della fonetica e della morfologia di esso, mi limiterò quindi soltanto a riassumerne le principali conclusioni la cui piena dimostrazione troverà luogo in una speciale memoria che sto preparando intorno all’idioma romanesco del secolo decimoquinto.

È da notare anzitutto che se abbondano le caratteristiche dialettali, tuttavia l’elemento toscaneggiante non è del tutto escluso, nè ciò si deve attribuire interamente al co-

  1. V. Memoriale, n. XX.
  2. V. Memoriale, n. LVIII.
  3. Le Visioni furono la prima volta pubblicate dal prof. Mariano Armellini col titolo Vita di s. Francesca Romana, Roma, Monaldi, 1882; due furono da me ristampate con annotazioni filologiche in questo Arch. XIV, 365. Del Diario dell’Infessura abbiamo la nuova edizione del Tommasini tra i Fonti pubblicati dall’Istituto Storico.