Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 13 (1871).djvu/452

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446 rassegna bibliografica

Ne’ Diurnali è raccontato di un tale che avendo ammazzato in Barletta un saraceno, fu salvato dai birri per opera de’ cittadini, onde due di questi furono per ordine del sovrano impiccati, e la città multata di mille augustali. Il Bernhardi fa la chiosa che qui il l’atto è manifestantemente inventato, perchè secondo le costituzioni fredericiane, nel caso di un omicida sottrattosi al fisco, la Comunità sarebbe stata condannata a pagare solamente cento augustali, se l’ucciso fosse un cristiano, e la metà se fosse maomettano o giudeo. Ed anche qui il napoletano smentisce l’obiezione; e riportando il testo della legge, mostra che i liberatori del colpevole dovettero incorrere nella pena che sarebbe stata applicata a lui, e che la città di Barletta dovette essere multata di un mezzo augustale per ogni fuoco, e che appunto si eseguì la legge nel caso di quell’ammazzamento1.

Dove poi il Bernhardi scuopre il fianco e si espone disarmato in faccia del contradittore, è allora che si fa a negare la verità di alcune cose raccontate dallo Spinello, perchè nei libri che ha a mano e ne’ documenti a lui noti, non appariscono. La erudizione, come tutte le scienze e le discipline umane, ha un limite che non può nè deve passare, e per non riuscire impotente deve misurare le sue forze. Il negare dei fatti e specialmente dei fatti piccoli, solo perchè non ne abbiamo le prove in mano, sarà;sempre cosa sommamente rischiosa; bene inteso quando essi non sieno in assoluta contradizione con altri casi accertati. Se questo semplicissimo quanto importantissimo canone della critica fosse stato in mente al tedesco, o per dir meglio, se il desiderio di crescere le prove della sua affermazione, non lo avesse trascinato troppo avanti, egli avrebbe in verità diminuita la lista degli aggravi allo Spinello, ma avrebbe tolto a un tempo la parte più facile della confutazione. Infatti ei nega, per esempio, che Federigo, nel Novembre del 1249, facesse un viaggio in Sicilia, e fosse poi presente a Vieste il 20 Febbraio dell’anno appresso; che re Carlo, partito dal regno nell’Aprile del 1207, per la guerra di Toscana, avanti di ritornarvi stabilmente nel 1268, non fosse venuto nel tempo di mezzo a

  1. M. R., pag. 152.