Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 13 (1871).djvu/456

Da Wikisource.
450 rassegna bibliografica

coperta. Il falsario, invece di trasferire nello Spinello alcuna delle tante accuse, di cui sono pieni gli scrittori guelfi contro la dinastia sveva, ha lavorato di malizia. Non ha scritto, p. es., che Manfredi uccidesse il padre, come tanti altri cronisti scrissero, ma gli ha fatto dire che la sera innanzi alla morte l’imperatore mangiasse delle pere inzuccherate. «Egli acva delle buone ragioni per fare apparire che un suddito o non sapeva questi misteri, o pure per cautela non li scriveva. Tuttavia le pere con zucchero... sono certamente nominate col tacito intendimento di avvalorare il sospetto di veneficio»1. Anche il racconto che Manfredi condannasse un feritore al taglio della mano, è battezzato per inverosimile «e fatto collo scopo di gittare una luce sinistra su quel principe2». Così non sembra credere ad un altro caso di cui è cenno ne’ Diurnali, che cioè Manfredi facesse una volta atto di sottomissione a papa Innocenzo IV. Il Minieri Riccio trova invece molto innocente quel discorso delle pere col zucchero, poichè in antico ed anche oggi, è usanza nel napoletano di porgerle ai malati ed ai convalescenti. Ma perchè trova anche molto verosimile il taglio di quella mano ordinato da Manfredi, e ricorda altre crudeltà di lui e del padre; e perche infine mostra coi documenti quella sommissione, invero poco sincera e duratura, dello svevo, noi dubitiamo assai che sarà battezzato per un erudito guelfo.

Certamente però, se si vorrà rendergli giustizia, e certamente sarà il primo a fargliela lo stesso Bernhardi, il Minieri Riccio ha mostrato in questo suo lavoro, non solo il più assoluto riserbo verso la persona di cui ha preso a confutare l’opinione, ma anche una rara moderazione di giudizi in quistione siffatta, che altri avrebbe pur trovato modo di trattare con ini moderatezza e con parzialità. Il tratto di storia posto in esame comprende una delle più fiere guerre che abbiano avuto fra loro la Chiesa ed il Principato, e ben pochi sarebbero stati capaci di discorrerne, come egli lece, senza allusioni ai casi moderni e senza odio di parte. Egli invece ha solamente cercato di stabilire la verità dei fatti, usando quella critica seria

  1. M. R., pag. 150.
  2. M. R., pag. 152.