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durante la guerra della successione spagnuola 401

testamento. Ma nell’eleggere a proprio successore il nipote di Luigi XIV, dichiarava pure che le due corone di Spagna e di Francia non si potessero mai riunire in un solo monarca.

Tutto ciò è noto. Ed è ugualmente noto che la prepotente ambizione di Luigi XIV, cui non frapponeva ostacolo nemmeno la volontà di un defunto, fece divampare l’incendio. Come era possibile che gli Stati europei accogliessero in silenzio la dichiarazione del re francese, che ormai non esistevano più i Pirenei e che, contrariamente al testamento di Carlo II, le due corone di Francia e di Spagna avrebbero benissimo potuto riunirsi in un solo?

Ecco perchè il principio del secolo XVIII segnò il principio di quella accanitissima guerra per la successione spagnuola, mediante la quale seppero divenir popolari anche presso la posterità il Malborough, il principe Eugenio, Pietro Micca. L’Europa si divise in due campi: l’imperatore Leopoldo d’Austria co’ principi della Germania, l’Inghilterra, l’Olanda si schierarono contro la Francia; in favore di questa la Spagna, il Portogallo e Mantova: chè il Duca di Savoia, Vittorio Amedeo II, seguì ora l’uno ora l’altro dei contendenti e, messosi dapprima in alleanza con Luigi XIV, diede poi al suo esercito la disastrosa sconfitta di Torino.

Mentre dunque l’Europa battagliava per decidere con la forza se Filippo V di Borbone o Carlo III d’Asburgo dovessero stare sul trono di Spagna, anche gli Italiani seguivano con interesse le fasi della lotta; e certi scrittori, in verità assai dozzinali, si studiavano d’interpetrare i diversi sentimenti popolari, con certe composizioni di cui ho trovato qualche saggio nei codici1.

In esse gli Italiani sembrano, invero, scherzare su tanto strepito d’armi, con un’aria di umorismo e di scetticismo, confacente ad un popolo che non poteva nutrire molta speranza di miglioramento politico, qualunque fosse la parte che avrebbe finito col preponderare. Tuttavia anch’essi nutrivano maggiori simpatie per l’uno per l’altro dei contendenti. E queste simpatie si ritrovano anche seriamente espresse nelle scritture accennate.

Pare che fossero più specialmente di n.oda certe librerie, con le quali si fingeva che ognuno dei personaggi allora famosi avesse composto un libro, o certe grammatiche, nelle quali ad ognuna delle potenze interessate nella guerra si assegnavano le funzioni di una qualche parte del discorso.

Di quest’ultime serve d’esempio una Grammatica moderna stampata in Leone per i Signori Curiosi, dove se ne trovano dei particolari

  1. Sono i codd. Riccardiani 2112, 2113. 2121.