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10 l’eccidio di cesena

farla più che tanto conoscere può bastare la traduzione, che Giacomo figliuolo dell’autore ne fece e stampò a Venezia nel 1476, ristampata poi in Firenze nel 1499 e nel 1598, perchè queste tre edizioni, oltre che sono assai scorrette, quasi non si trovano più se non se nelle librerie pubbliche. Eppure, per la varietà dei fatti e pel modo di raccontarli, la traduzione di questa istoria dovrebbe potere intrattenere piacevolmente, non solo colui che legge col vero scopo di apprendere virtù di cittadino, ma anche coloro per i quali la lettura non è che una delicatezza dell’ozio. È vergogna, dunque, che, in tanto lusso di studi storici, non siasi per ancora veduta una ristampa di questa traduzione; ma chiunque se ne facesse editore, non dovrebbe tralasciare di confrontarla coll’originale, che qua e là ha tinte più forti; e non solo dovrebbe correggerla di queste infedeltà, ma ridurne al moderno l’ortografia con quella libertà, della quale il Courier diede largo esempio ristampando le Pastorali di Longo tradotte dall’Amyot: tanto più che Giacomo Bracciolini non valse certamente Giovanni Amyot, nè forse ebbe tempo di tornar da sè stesso con la lima su questo lavoro, per colpa di quella soffocazione, dalla quale si trovò sorpreso la domenica del 26 aprile dell’anno 1478, dando dei calci al rovajo da una finestra di Palazzo Vecchio, dacchè victrix causa Diis placuit!

A lei, chiarissimo Vieusseux, sarà facile trovare un editore, che abbia omeri per questa soma: e con speranza che voglia farlo, mi è grato ripetermi


Firenze, 15 agosto 1858.

Suo Ossequiosissimo Amico

G. Gori.