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Non disperammo perciò. Che se molte le difficoltà del condurla, tutto superano la perseveranza e lo studio; oltre di che fa sempre a dovere chi fa a potere. Ed uno, purchè con buona fede, con cognizione del soggetto sicura, e con liberi intendimenti, può benissimo assumere la storia della Calabria, quando lo faccia non a balocco, ma ad ammaestramento de’ suoi conterranei. Avvertenza questa necessaria; perocchè cotesta parte del Regno, anzi tutte le provincie sorelle, non abbisognino di erudite dissertazioni e di lusinghe, nè d’idilli o di fiabe, ma, come diceva uno de’ loro sto rici «d’uno specchio verace che loro ritragga la politica irrequietezza, il precipitoso consiglio nell’operare, la fiacchezza nel sostenere le cose operate, il facile sospetto, la maldicenza verso i maggiori, l’abbandono de’ compagni; e, dopo caduto per tanti errori l’innalzato edifizio, il vergognoso riposo, e spesso l’allegrezza sulle rovine. Ma lo stesso specchio non meno ritragga la impazienza del popolo alle ingiustizie di governo, argomento di buono istinto e sprone alle imprese di civiltà, la facilità d’intendersi, di muovere, di riuscire; la modestia nella vittoria, e la virtù sofferente sotto i flagelli della tirannide; l’indugio ai disegni virtuosi, non mai l’abbandono; e le armi pronte, l’ingegno desto, e il buon volere che ratto scoppia. E però i Napolitani apparire facili ad imprendere, svogliati a mantenere, tristi ne’precipizi; ma pieni dell’avvenire, speranza d’Italia, popolo che avvicenda costumi civilissimi e barbari. E questo importa dimostrare a quelle genti, acciò non s! inebriando delle proprie lodi, non durino ne’ falli del passato, nè rimproverati più che non si debbe ad infelici, credano sè deboli alle imprese e si addormentino come disperati prigionieri sulle catene1».

X. Per tali considerazioni noi salutiamo lietissimi Domenico Spanò Bolani, che testè ci regalava una Storia àdi Reggio di Calabria, coll’affetto di chi scrive e parla della cosa più caramente di letta. Utile e bella fatica, che, oltre di apportare onore a lui, fa entrare nel convito degli studi storici contemporanei quella meri dional parte della penisola, che pareva come dimenticata. Non dissimile da colui, che, presso ad una madre da altri percossa, poi svenata, anzi per morta tenuta, la esplora tra lacrimoso e

  1. Colletta, nella Lettera che doveva essere premessa alla Storia del Reame di Napoli. Vedi la vita di lui scritta da Gino Capponi.