Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/155

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rassegna bibliografica 151

scere lustro al nome dell’autore delle Compagnie di Ventura. I libri di storia sonosi oggidì tanto moltiplicati, e i mediocri e i superbi tanto rapidamente gli uni agli altri succedono, lodati secondo gli umori e le sètte, che a farne ragione conveniente sembra doversi anzi tutto ricercare se in alcuna guisa abbiano ampliati i confini della scienza, vale a dire la notizia del vero, comune e supremo intento delle faticose indagini dell’umano ingegno. Chi rifà oggi la storia di un’età o di un personaggio, dee farci conoscere quel tempo e quell’uomo, meglio e più compiutamente di quello che per gli altri scrittori ci era noto; dove ciò non avvenga, il libro di costui non sempre sarà da chiamarsi inutile, ma non può impromettersi durevole rinomanza, né farà testimonianza autorevole. I volumi del sig. Ricotti hanno per l’appunto questa virtù: molte cose non sapute rivelano, parecchie mal sapute correggono secondo verità e giustizia; sono faci che rompono le tenebre o che, accostate a dipinture lasciate nell’ombra ne rischiarano i contorni, i colori, le arie e l’armoniosa composizione. Il che, se parve singolarmente nelle narrazioni di Emanuele Filiberto e di Carlo Emanuele I, rinnovasi ora in quelle dei due lor successori.

Grandi quei primi per diverse virtù; l’uno ristoratore del principato e delle fortune della Casa, fondatore della monarchia pura e assoluta, di feudale e disgregata ch’ell’era: l’altro lodato per grandezza di concetti, ardimenti magnanimi, costanza dalle prospere cose non rammollita, dalle avverse non doma; ma il primo temperante, longanime, più al sodo che alle lustre intento; capitano dei maggiori eserciti di Europa e vincitore di grandi battaglie, quand’ebbe ricuperata l’eredità de’ suoi padri, non cercò ansioso nuove occasioni di guerra, ebbe del sangue e degli averi dei popoli sapiente e pietosa cura; volle la Casa netta, solida, sopra buoni fondamenti collocata, e piuttosto che accrescerla di quartieri, badò a render sicuri e comodi quelli che avea. Carlo Emanuele I fece il contrario; sempre sull’armi, sempre in sugli avvisi, non uno tenea, ma più strali tesi sull’arco; amico mal fido, dagli amici colla stessa moneta ripagato, ricco di spedienti, d’ingegno veloce; superlativo nelle voglie, trapassante i termini dell’effettuabile, non ponderato nel bilanciare le forze