Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/163

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rassegna bibliografica 159

di un tribunale di revisione dee rinfrancare i buoni che raccolgono amari frutti dalle azioni virtuose, i buoni cui tavolta tenta il riposo per fuggire non tanto il dolore quanto il tedio di sleali avversari.

Se la fama del principe Tommaso si rinfresca alla sincera esposizione dei fatti, intorno a Madama Reale la sentenza della posterità meglio informata non può non essere rigorosa. Ben dice il Ricotti: «Quantunque non abbia risparmiato danari, titoli e croci e lusinghe per preoccupare il giudizio severo della storia, tuttavia il nome di lei suonò tristamente presso i posteri». Nè io credo che si possa a lei apporre incolpazione maggiore di quella che ricavasi dai dispacci del Senatore Alvise Sagredo, ambasciatore veneziano a Torino nel 1662: «Per conservarsi non pure la reggenza ma il dominio dispotico dello Stato, ella procurò che il Duca fosse educato con poca applicazione alle faccende, senza studi di storia e scienza, ma solo a cacce e feste, con alquanto di disegno». Questa pessima istituzione dee renderci più indulgenti verso Carlo Emanuele II. Di cui lo storico nostro: «Tutti, a riserva delle poche famiglie di processati e condannati, e particolarmente il popolo, lo amavano, e attribuendo le disfatte militari a tradimento dei capi, le condanne a stretto giudizio, i beneficii della pace alla bontà del principe, ne esaltavano le belle doti. Spirò abbracciando il Crocifisso a dì 12 del giugno (1675), otto giorni prima di compiere il quarantunesimo anno di sua età, lasciando di sè memoria migliore delle opere e più proporzionata alle intenzioni che ai fatti». Le quali parole sono verissime, e l’amor del popolo verso il Duca, dimostra quanto poco debbano fare i principi vecchi per essere amati dai popoli buoni. Ma quale diversità fra il padre di Vittorio Amedeo li e l’avolo e il bisavo! quanta fra lui e il figliolo! Di principi a lui somiglianti non ebbe carestia l’Italia nei tre ultimi secoli. Per me, se dovessi significare in pochi versi la mia opinione direi che l’alunno di Madama Reale rappresentò in Piemonte il secento d’Italia. Per buona ventura durò poco.

Ma più che i tristi esempi piacemi rammemorare i virtuosi, e perciò termino col ricordo di un uomo a cui, tarda riparatrice di lunghe e crudeli ingiustizie, dee rivolgersi la