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i porti della maremma senese 59

le navi; nel 1442, allorchè la repubblica ordinava agli uomini d’Orbetello di costruire una fortezza sul Monte Argentare per maggiore sicurtà di quei luoghi; e più specialmente poi nel 1494, allorchè la politica francese, scornata a Firenze, studiavasi di riparare all’onta sofferta coll’imporre a Siena condizioni di pace durissime, per buona sorte mutate in meglio poco dipoi. In seguito non trovasi più mai fatta menzione di questo Porto che, abbandonato da tempi remoti, rimase poi lungamente in cattivo essere, senza abitanti e senza fabbricato. Durante tutta l’età medio-evale Porto Santo Stefano non ha storia, e le poche e scarse notizie che se ne potrebbero raccogliere si confondono con la storia del Monte Argentare. Oggi, al contrario, è fiorente paese, ricco, amenissimo; e questa sua prosperità ed il miglior avvenire a cui forse è riserbato, accrescono lo squallore e la malinconia che circondano il porto ed il castello di Talamone, e fanno apparire anche maggiore lo stato di decadenza dell’antico Port’Ercole.

Ma nemmeno di questi due Porti ci rimane a dir molto oramai. Gli anni che precedettero la gloriosa caduta della repubblica di Siena, furono pieni di guerre e di turbolenze civili e di mutazioni nel governo della città. I Senesi, occupati dapprima nelle loro discordie, siccome porta la natura loro instabile e vogliosa di novità; poi nella guerra co’ Fiorentini e con papa Clemente, e per ultimo nella difesa della libertà della patria contro il duca Cosimo e le armi spagnuole, ai Porti della maremma non più volsero il pensiero e le cure, so non per fortificarli contro le armate nemiche. Pandolfo Petrucci che nel primo decennio di questo secolo governò a sua posta la città di Siena, e che i Senesi, non volendo essere dammeno dei Fiorentini neppure nella servilità, adulavano col nome di Magnifico, aveva acquistato dalla repubblica, per prezzo di trentaquattromila fiorini d’oro, l’utile dominio del Monte Argentare e di alcune castella circon-