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60 i porti della maremma senese

vicine1, e mirava a farvisi un principato, se non gli riuscisse di recare alle sue mani e far sicura ai figliuoli la signoria della repubblica. Uomo astuto in politica, violento contro i suoi avversari o contro chiunque riputasse ardito di opporsi alle sue voglie ed alla sua ambizione; voleva tenersi amici gli imperiali, non inimicarsi i Fiorentini, e restar nelle grazie del papa. Ciò insomma che può fare un accorto principe che abbia dominio assoluto, ma che è quasi impossibile che riesca, a chi signoreggi un popolo libero, facile ad entrare in sospetto, geloso de’ suoi vicini e pronto sempre a cogliere qualunque occasione per molestarli. Pure seppe Pandolfo mantenersi in questo equilibrio, e quasi nel medesimo tempo ordinava che apprestamenti di biscotto e di altro si facessero nei porti della repubblica per compiacere al re Cattolico, la cui armata aspettavasi in quelle acque; componeva le vertenze coi Fiorentini insorte per cagione di Montepulciano, che veniva ad essi finalmente rilasciato, ed otteneva dal papa il cappello cardinalizio per Alfonso suo figlio, giovane imberbe, che con lo splendore e la corte di un principe recavasi a Roma.

Morto il Petrucci nel 1512, e caduta per la inettitudine dei successori la supremazia di quella famiglia nelle cose della repubblica, Alessandro Bichi, coadiuvato dalla fazione aristocratica dei Noveschi e col favore di papa Clemente, prese le redini del governo. Vedevano di mal occhio i Libertini2 che un’altra famiglia si adoperasse a mantenere in servitù la la patria ed a farsene un princi-

  1. Questa compra ebbe effetto nel 1507. Due anni dopo i commissari della repubblica e l’agente di Pandolfo ponevano i confini, per decreto della Balìa, fra le corti di «Stacchilagi, Marsiliana et altre tenute e cose del mag. Pandolpho Petrucci, nostro ornatissimo collega» (Instrumenta et Iura Comunis, n. 173, c. 28). Nell’istesso codice, a c. 31, altre convenzioni si trovano passate fra gli uomini di Port’Ercole e Pandolfo Petrucci, sempre per cagione di confini.
  2. Cosi erano appellati i fautori della libertà della patria; gente di gran cuore, che si ora costituita in fazione durante il governo del Petrucci.